La stanza e la sfera

2.2


Emettendo un sinistro mugolio, la creatura uscì dall'oscurità ed avanzò lentamente verso di loro, con le braccia protese in avanti e gli occhi fuori dalle orbite. Non era per nulla diverso da uno di quegli zombi che si vedono al cinema, ma trovarselo di fronte per davvero fu l'esperienza più terrorizzante che Yasha-san e Yoko-chan* avessero mai fatto! Il buio della notte, il fluire del sangue, lo smarrimento, la sorpresa e l'orrore fecero affiorare nelle loro menti l'ancestrale paura dell'ignoto, un sentimento così forte e intrusivo che li immobilizzò lì, con lo sguardo fisso sul mostro, i nervi tesi allo spasmo ed il fiato mozzato. Lo zombi si avvicinò lentamente (come nella migliore tradizione degli zombi) e, man mano che avanzava, i loro corpi tremavano sempre più ed il battito dei loro cuori risaliva fino in gola, soffocandoli. Quando fu loro praticamente ad un palmo dal naso, un'altra forma di istinto prevalse, e così, strisciando come vermi in fuga, i due si allontanarono da Jinny, si rialzarono in un lampo e fuggirono, ciascuno in diversa direzione! Yoko, che era la più forte, riuscì ad emettere un soffocato grido di terrore; Yasha, invece, rimase muto.Quando Choko si materializzò nel bosco, la scena che le si parò davanti non era certo più rilassante: un uomo (o qualcosa che gli somigliava) dall'aspetto butterato era chino su quel bambino a banchettare con le sue carni! Quando si voltò e la guardò, Choko riconobbe l'alieno zombi (o quel che era) che Gantz aveva indicato loro come obiettivo della caccia.Non che Choko fosse particolarmente coraggiosa o fredda, ma il suo innato egoismo le aveva consentito, finora, di assistere a tutti quegli eventi da un'ottica leggermente più distaccata degli altri... quel tanto che bastava adesso per consentirle di reagire! Quando il mostro cominciò ad avanzare verso di lei, Choko non si pose nessuna domanda: lasciò cadere a terra la valigetta, imbracciò il fucile e, premendo entrambi i grilletti, sparò. La canna di quella strana arma raddoppiò il suo diametro aprendosi a raggiera come la coda di un pavone, s'illuminò di tante luci colorate e fece un rumore sordo. Per un attimo alla ragazza si gelò il sangue nelle vene al pensiero di avere davvero un giocattolo in mano! Dopo qualche secondo, invece, vide gli effetti del colpo: l'alieno zombi letteralmente esplose in mille pezzi davanti a lei, sporcandola, tra l'altro, del liquido verdognolo che gli scorreva nelle vene(?). L'orrore e il disgusto s'impossessarono allora anche di lei, che fece uno scatto all'indietro, respirando affannosamente. Qualcuno applaudì."Brava! Brava!" la elogiò una voce dal forte accento straniero.Choko si voltò di scatto verso l'indiano e gli puntò istintivamente il fucile. Il buffo uomo, con aria divertita, compiaciuta e per nulla spaventata, alzò le mani e le parlò ancora. La giapponese stava diventando davvero isterica a quel punto, ma il tipo non sembrava accorgersene: raccolse con calma la valigetta che lui stesso le aveva dato (assieme al fucile) quand'erano nella stanza, la aprì e le porse la tuta in essa contenuta."E cosa dovrei fare con questa??"Lo straniero, che cominciava a spazientirsi, tirò fuori di tasca una sorta di palmare e glielo mostrò.In realtà Choko ora stava squadrando l'uomo da capo a piedi: era alto circa come lei (cioè era un tappo), aveva una faccia da alienato, indossava una mimetica militare da sfigato... però, a guardar bene, probabilmente sotto la mimetica indossava anche lui la tuta nera (vedeva infatti i guanti, le scarpe e il girocollo nero spuntare). Aveva un sacco di armi addosso: pistole, fucili, coltelli, persino un arco! Alcune erano chiaramente armi di Gantz, altre sembravano armi vere e proprie. Pensò che, esile com'era, avrebbe dovuto accasciarsi sotto tutto quel peso, invece sembrava portarlo senza sforzo."Guarda! Guarda!" le disse ancora indicando lo schermo del palmare (o quello che era: a giudicare dal colore nero lucente, probabilmente si trattava di un'altra delle diavolerie provenienti dalla stanza).Choko si sforzò di calmarsi e guardò lo schermo, ma non riuscì a capire cosa vi fosse rappresentato: c'erano dei puntini più luminosi e altri meno, quasi tutti all'interno di un quadrato, e poi c'era un timer che scandiva un conto alla rovescia... ancora 55 minuti!L'ottusità della ragazza stava facendo perdere la pazienza allo straniero, che una seconda volta, ma con più insistenza, le porse la tuta."Va bene, va bene, ora la indosso!!" e così dicendo iniziò cercando di infilarsi il pezzo che comprendeva le maniche e le spalline, ma era davvero troppo stretto per lei."No! No!" lo straniero scosse la testa e fece segno alla ragazza di togliersi la camicetta."Mi devo spogliare?? Ma tu sei fuori!!"In quel momento un ululato riecheggiò nella notte, seguito immediatamente dal coro di mugolii degli zombi e poi dal rumore di violenti urti. L'indiano si voltò di scatto e letteralmente... scomparve nel nulla!*Yoko-chan: in giapponese questo suffisso è un vezzeggiativo che si usa con i bambini, con le ragazzine o tra fidanzati. In questo caso l'ho usato per rimarcare che Yoko dimostra meno della sua età (20 anni).[modificato 1 volta, il 7 lug 06]