revenge of music

Nicholas e i bambini


Ci sono voluti 50 anni per rivolgere il ringraziamento a Nicholas Winton.Nicholas Winton, lo “Schindler inglese”, esempio paradigmatico dell’eroe di tutti i giorni, un fenomeno che, parafrasando Anna Harendt, si potrebbe definire come “la banalità del bene”. Di persone che hanno avuto per istinto o per inclinazione – o forse anche solo per sventatezza o sfida – la capacità di fare quello che tutti dovremmo, azioni che sono potenzialmente nel Dna dell’umanità ma che per convenzioni, comodità, paura o altro si è invece portati ad evitare, preferendo vivere, come si dice, cento giorni da pecora piuttosto che uno da leone.è morto alla più che veneranda età di 106 anni (dunque non solo le pecore sono longeve). Ad ucciderlo è stata una insufficienza respiratoria, ieri mattina al Wexham Hospital di Slough, nel Berkshire, una trentina di chilometri ad ovest di Londra. Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio (e viaggio è in questo caso un termine emblematico, vista la sua storia)  la figlia Barbara e due nipoti. Proprio ieri prima di venire a conoscenza del decesso, la BBC aveva trasmesso un filmato sul viaggio di Winton dell’1 luglio 1939 con 241 bambini cecoslovacchi che lasciarono in treno Praga poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.Cittadino britannico, era nato nel 1909 ad Hampstead, Londra, da genitori ebrei tedeschi convertiti al cristianesimo che vi si erano trasferiti due anni prima, cambiando il loro nome Wertheim in Winton. Ebbe diverse esperienze in diverse banche e come agente di cambio in Inghilterra, Germania e Francia. Nel 1938 anziché andare a sciare in Svizzera, all’ultimo minuto cambiò idea e si recò a Praga a visitare un amico che lavorava per il comitato britannico per i rifugiati provenienti dalla Cecoslovacchia e gli aveva chiesto aiuto. Winton, dal suo “ufficio” a un tavolo d’albergo di Piazza San Venceslao creò un’organizzazione per aiutare i bambini di famiglie ebraiche.Ed ecco l’eroismo di Nicholas Winton: dopo l’Accordo di Monaco che diede mano libera alla Germania sui Sudeti cecoslovacchi, e soprattutto dopo la Notte dei Cristalli, il Pogrom nazista del novembre 1938, lui intuì prima di molte cancellerie che stava per avvenire qualcosa di terribile, e che sarebbero arrivati tempi difficili. Riuscì a far approvare un provvedimento alla Camera dei Comuni britannica per dare rifugio a bambini e ragazzi dalla Cecoslovacchia fino all’età di 17 anni, purché avessero un posto dove stare e depositassero a garanzia 50 sterline per il loro eventuale ritorno in patria. E poi, superando numerosi e complicati ostacoli burocratici (tra i quali la chiusura delle frontiere olandesi ai profughi ebrei) e difficoltà finanziarie, organizzò, tra il marzo e l’agosto 1939, ben otto treni tra Praga e Londra che salvarono la vita a 669 bambini ebrei, che furono ospitati da famiglie britanniche. Probabilmente un cruccio gli è rimasto tutta la vita: l’ultimo treno, la cui partenza era fissata per  l’1 settembre 1939, non partì mai a causa dell’invasione della Polonia da parte della Germania hitleriana. Quei 250 ragazzi perirono durante la guerra. L’azione di Winton si inserì nel solco dell’operazione “Kindertransport”, che nei mesi precedente allo scoppio della guerra portò la Gran Bretagna a dare rifugio a 10.000 bambini e ragazzi in prevalenza ebrei dai paesi dell’Europa centrale, passando in gran parte dalla Germania, proprio sotto il naso dei nazisti.Al tempo, Winton aveva appena compiuto i trent’anni, e rischiò davvero la pelle se solo fosse stato scoperto dalle SS, anche per l’origine ebrea della sua famiglia.Il suo “eroismo riluttante”, come diceva un titolo di giornale, o la sua “banalità del bene”, è impersonificato dal suo eccezionale understatement britannico: lui non fece parola con nessuno di questa sua attività durante la guerra, nemmeno con la moglie Grete, che solo nel 1988, rovistando in soffitta, trovò un quadernetto con i dettagli dell’operazione e le liste dei viaggi. Cinquant’anni dopo. Il mondo seppe dell’esistenza di questo eroe grazie al programma tv della BBC “That’s Life”, che lo invitò in platea e riunì molti di quei “bambini” di Praga, suoi “figli adottivi” ormai adulti, che con un coup de theatre della presentatrice ebbero finalmente l’occasione per ringraziarlo in un momento di estrema commozione.