revenge of music

Gesuita Martini


Carlo M. Martini a proposito delle relazioni fra cattolicesimo ed ebraismo nel suo libro Verso Gerusalemme, pubblicato presso una nota casa editrice di sinistra, dieci anni prima della morte .Ad Auschwitz papa Giovanni Paolo II si è recato in uno dei suoi primi pellegrinaggi, nel giugno 1979, per rendere omaggio alle vittime della Shoah, per testimoniare che solo ricordando e insegnando a fare memoria potremo aprirci alla conversione, al perdono, alla speranza. I mostri del nazionalismo, del razzismo, del fanatismo ideologico e religioso possono ancora affascinare nuove generazioni, se noi le priveremo della memoria.Ad Auschwitz siamo chiamati anche noi, all’aurora del terzo millennio della redenzione, quasi come a una sosta dolorosa sulla via verso il Sinai e verso Gerusalemme. La strada dell’incontro fraterno con Israele passa ormai necessariamente per Auschwitz. E di qui passano pure tante altre strade di incontro tra uomini e donne della fine di questo secolo: qui si fa silenzio, si riflette e si prega, da qui scaturisce l’impegno a costruire insieme un mondo di pace.Affinché la profezia della pace si attui, occorrono cuori educato al rispetto, all’incontro, al dialogo.Basti pensare quello che significò il “Manifesto della razza”, il 5 settembre 1938, in Italia. Mancava allora una cultura capace di intendere il grido di Pio XI: “siamo spiritualmente semiti”, “l’antisemitismo è inammissibile”.In positivo, a noi spetta di elaborare una teologia, un’esegesi, una storia e una giurisprudenza che, dopo la tragedia della Shoah, non dimentichino la costante dimensione etica della situazione umana e la particolare chiamata del popolo ebraico da parte di Dio.Martini riesce a martellare fino all’esasperazione il concetto, ebraico e anzi sionista, non cristiano e tanto meno cattolico, che Auschwitz segna una svolta decisiva e definitiva non solo nella storia umana, ma anche nella storia della fede cristiana, e che Auschwitz è la chiave sia per comprende la vera natura del cristianesimo, sia per offrire agli ebrei una riparazione per tutto il male che hanno subito da parte dei nazisti (e non certo da parte dei cristiani, ma il senso di colpa che si vuole instillare in questi ultimi gioca su un siffatto equivoco, che storicamente non ha alcuna ragione di essere). In primo luogo ricorda, strumentalizzandolo, il viaggio di Giovanni Paolo II ad Auschwitz, fingendo d’ignorare le polemiche cui esso diede esca, con tanto di accusa al papa polacco di essere velatamente antisemita (L'articolo: Giovanni Paolo II mancò di tatto verso gli ebrei durante la sua visita ad Auschwitz?, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 04/02/18). La strumentalizzazione poi consiste nel fatto che un papa non si reca in visita a un luogo di dolore umano per rendere omaggio a quel luogo, assumendolo come simbolo del male presente nel mondo e nella storia, e neppure per rendere omaggio alle vittime: no, un papa, come, qualunque sacerdote, si reca in un luogo di dolore e di morte per pregare Iddio Onnipotente per la salute di quelle povere anime. Questo dice la Chiesa cattolica, questo ha sempre insegnato il magistero. Già affermare che Giovanni Paolo II si recò in pellegrinaggio ad Auschwitz è sbagliato, per non dire blasfemo. I cattolici vanno in pellegrinaggio ai luoghi santi della loro religione: punto e basta. Vanno in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, o a Lourdes, o a Fatima, o a Roma, o a Gerusalemme: questi sono pellegrinaggi. Se andare ad Auschwitz, per un cattolico, fosse l’equivalente di un pellegrinaggio, allora non si vede perché egli non dovrebbe recarsi in pellegrinaggio, con pari devozione e compunzione, in qualsiasi altro luogo ove la malvagità umana ha mietuto molte vittime, a cominciare dai campi di battaglia delle due guerre mondiali. Ma gli ebrei hanno subito un genocidio, e ciò è avvenuto in un’Europa nominalmente cristiana, si ribatte. Benissimo. Ma in quel nominalmente sta la risposta alla domanda implicita. Non furono dei cristiani, in quanto cristiani, a perseguitare gli ebrei. Fu un regime anticristiano, quello nazista; mentre i cristiani, e i sacerdoti cattolici in particolare, fecero il possibile e l’impossibile per salvare il maggior numero possibile di quei perseguitati, anche a rischio della loro stessa vita.Degli Armeni non si parla?Ah è vero sono cristiani perseguitati nel 1915 con genocidio da Musulmani e questo contrasta con il dialogo interreligioso !i crimini commessi nelle nazioni cristiane (non dai cristiani in quanto tali) meritano il biasimo perenne e l’eterna memoria della colpa, mentre quelli commessi dai seguaci delle altre religioni devono essere considerati come semplici incidenti di percorso? Martini narra di un pontefice Giovanni Paolo II che si reca in pellegrinaggioad Auschwitz  una distorsione ben fatta .Il cattolico non rende omaggio alle vittime: prega per le vittime.Erano uomini che soffrirono e morirono, ma non si sacrificarono volontariamente per il bene di altri uomini o di un’idea e nemmeno di una fede. Ecco perché è sbagliato chiamare Olocausto la Shoah: non fu un sacrificio, perché le vittime non chiesero di essere sacrificate e perché i carnefici non intesero sacrificarle, nel senso religioso del termine. Il concetto di olocausto indica un’offerta cruenta a Dio: ma ad Auschwitz nessuno offrì le vittime ad alcun Dio. Ciò che volevano fare i carnefici era ben altro, cioè semplicemente eliminare quelli che consideravano dei pericolosi nemici interni; e quello che subirono le vittime fu un male non voluto, non cercato, tanto meno affrontato per motivi di fede religiosa. Ai martiri cristiani si offriva e si offre ancora oggi, nei molti Paesi nei quali subiscono violenze  e persecuzioni, la possibilità di salvarsi la vita, a condizione di rinnegare il loro Dio, che è Gesù Cristo; ai prigionieri di Auschwitz non venne offerta la possibilità di salvarsi se avessero rinunciato al loro Dio. E questo perché i nazisti li perseguitarono non per motivi di odio religioso, ma per ragioni politiche; non in quanto seguaci di una certa religione, ma in quanto membri di un certo popolo. Il razzismo dei nazisti non era di tipo religioso, ma biologico: la colpa era quella di essere ebrei. Dunque voler far passare i morti di Auschwitz come vittime di un “olocausto” significa strumentalizzare le loro sofferenze e la loro morte.Il gesuita si avvale della  misura del distorcere ,manipolare il veroaccurati sofismi direi .La citazione della Nostra aetate è altrettanto fraudolenta, come fraudolento è quel documento in se stesso: Non possiamo invocare Dio padre di tutti, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini  che sono creati a immagine di Dio. La frode consiste nel giocare sull’equivoco fra la benevolenza dovuta a ciascun uomo in quanto tale, e l’accettazione dell’errore di una falsa religione. Tutte le religioni sono false all’infuori del cattolicesimo: questo è quel che la Chiesa ha sempre insegnato per quasi duemila anni, e che il Vaticano II ha cancellato.