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Nicholas e i bambini

Post n°1225 pubblicato il 22 Febbraio 2021 da garden8
 

Ci sono voluti 50 anni per rivolgere

il ringraziamento a Nicholas 

Winton.

Nicholas Winton, lo “Schindler inglese”,

esempio paradigmatico dell’eroe di tutti i

giorni, un fenomeno che, parafrasando

Anna Harendt, si potrebbe definire come

“la banalità del bene”. Di persone che

hanno avuto per istinto o per inclinazione

– o forse anche solo per sventatezza o sfida

– la capacità di fare quello che tutti

dovremmo, azioni che sono potenzialmente

nel Dna dell’umanità ma che per convenzioni,

comodità, paura o altro si è invece portati

ad evitare, preferendo vivere, come si dice,

cento giorni da pecora piuttosto che uno da leone.

è morto alla più che veneranda età

di 106 anni (dunque non solo le

pecore sono longeve). Ad ucciderlo è

stata una insufficienza respiratoria,

ieri mattina al Wexham Hospital di Slough,

nel Berkshire, una trentina di chilometri

ad ovest di Londra. Ad accompagnarlo

nel suo ultimo viaggio (e viaggio è in

questo caso un termine emblematico,

vista la sua storia)  la figlia Barbara e

due nipoti. Proprio ieri prima di venire

a conoscenza del decesso, la BBC aveva

trasmesso un filmato sul viaggio di

Winton dell’1 luglio 1939 con 241 bambini

cecoslovacchi che lasciarono in treno

Praga poco prima dello scoppio della

seconda guerra mondiale.

Cittadino britannico, era nato nel

1909 ad Hampstead, Londra, da

genitori ebrei tedeschi convertiti al

cristianesimo che vi si erano trasferiti

due anni prima, cambiando il loro

nome Wertheim in Winton. Ebbe diverse

esperienze in diverse banche e come

agente di cambio in Inghilterra, Germania

e Francia. Nel 1938 anziché andare

a sciare in Svizzera, all’ultimo minuto

cambiò idea e si recò a Praga a visitare

un amico che lavorava per il comitato

britannico per i rifugiati provenienti

dalla Cecoslovacchia e gli aveva chiesto

aiuto. Winton, dal suo “ufficio” a un

tavolo d’albergo di Piazza San Venceslao

creò un’organizzazione per aiutare

i bambini di famiglie ebraiche.

Ed ecco l’eroismo di Nicholas Winton:

dopo l’Accordo di Monaco che diede

mano libera alla Germania sui Sudeti

cecoslovacchi, e soprattutto dopo

la Notte dei Cristalli, il Pogrom

nazista del novembre 1938, lui intuì

prima di molte cancellerie che stava

per avvenire qualcosa di terribile, e

che sarebbero arrivati tempi difficili.

Riuscì a far approvare un provvedimento

alla Camera dei Comuni britannica

per dare rifugio a bambini e ragazzi

dalla Cecoslovacchia fino all’età di

17 anni, purché avessero un posto dove

stare e depositassero a garanzia 50

sterline per il loro eventuale ritorno in

patria. E poi, superando numerosi e

complicati ostacoli burocratici (tra i quali

la chiusura delle frontiere olandesi ai

profughi ebrei) e difficoltà finanziarie,

organizzò, tra il marzo e l’agosto 1939,

ben otto treni tra Praga e Londra che

salvarono la vita a 669 bambini ebrei,

che furono ospitati da famiglie britanniche.

Probabilmente un cruccio gli è rimasto

tutta la vita: l’ultimo treno, la cui

partenza era fissata per  l’1 settembre 1939,

non partì mai a causa dell’invasione

della Polonia da parte della Germania

hitleriana. Quei 250 ragazzi perirono

durante la guerra. L’azione di Winton si

inserì nel solco dell’operazione “Kindertransport”,

che nei mesi precedente allo scoppio

della guerra portò la Gran Bretagna a

dare rifugio a 10.000 bambini e ragazzi

in prevalenza ebrei dai paesi dell’Europa

centrale, passando in gran parte dalla Germania,

proprio sotto il naso dei nazisti.

Al tempo, Winton aveva appena

compiuto i trent’anni, e rischiò

davvero la pelle se solo fosse stato

scoperto dalle SS, anche per

l’origine ebrea della sua famiglia.

Il suo “eroismo riluttante”, come

diceva un titolo di giornale, o la sua

“banalità del bene”, è impersonificato

dal suo eccezionale understatement 

britannico: lui non fece parola con

nessuno di questa sua attività durante

la guerra, nemmeno con la moglie

Grete, che solo nel 1988, rovistando

in soffitta, trovò un quadernetto con

i dettagli dell’operazione e le liste dei

viaggi. Cinquant’anni dopo. Il mondo

seppe dell’esistenza di questo eroe

grazie al programma tv della BBC

“That’s Life”, che lo invitò in platea e r

iunì molti di quei “bambini” di Praga,

suoi “figli adottivi” ormai adulti, che

con un coup de theatre della presentatrice

ebbero finalmente l’occasione per

ringraziarlo in un momento

di estrema commozione.

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SEX CRIMES

la visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Personalmente sono molto soddisfatto, il programma è stato equilibrato, non ha avuto paura di mostrare i casi scabrosi di pedofilia che riguardano il clero, non ha evitato di mostrare integralmente Sex Crimes and Vatican, ha usato la giusta sensibilità e prudenza nel mandare in onda il filmato solo dopo la prima interruzione pubblicitaria avvertendo più volte che si trattava di argomenti che potevano urtare la sensibilità dei minori lasciando ai genitori la scelta di far vedere o meno ai loro figli questo documento.

Sono reduce dalla visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Gli interventi di Don Di Noto e Monsignor Fisichella sono stati garantiti nel pieno rispetto di un equo contradditorio. La presenza in studio di Colm O'Gorman, autore dell'inchiesta è stata preziosa, soprattutto per chiarire il punto più controverso e meno sostanziale della vicenda, quello riguardante il famoso documento segreto, il Crimen Sollicitationis. Non sta certo a me dire chi è risultato più credibile fra i contendenti, ma certamente il fatto che il confronto non si sia svolto essenzialmente su un'interpretazione giuridica, formale degli articoli del documento redatti in latino, bensì sul problema delle vittime, delle mancanze della Chiesa nella collaborazione con la giustizia ordinaria, sulla prassi di trasferire in altre parrocchie preti già accusati dalla polizia di abusi su minori, è innegabilmente positivo.

Credo, e resto convinto, che la bagarre politica generata prima della trasmissione di questa puntata, il fatto che politici si siano addirittura sbilanciati sostenendo in diretta tv che "il documentario non andrà in onda", che il consiglio d'amministrazione abbia tentato in ogni modo di limitare la libertà d'espressione e di censurare preventivamente Santoro e la sua redazione, resti un fatto grave. Un precedente pericoloso ed inquietante che lascia un interrogativo piuttosto deprimente: quanti giornalisti, in Rai come in Mediaset, che non hanno la "forza" e il seguito di Santoro, si sentiranno liberi di trattare argomenti tanto delicati in futuro?

Questa è la mia opinione, la parola va ora ai lettori, ovviamente sperando che coloro che votano siano anche stati spettatori della trasmissione e che il risultato - seppur dal valore relativo- non venga inquinato da quanti possono votare guidati da un semplice pregiudizio ideologico.
Cosa ne pensate?

 

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