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« il piano elite per la pedofiliail veganesimo »

Death Wish charles bronson

Post n°1063 pubblicato il 12 Marzo 2018 da garden8
 

Era solo il 1974 ma tra i manifesti

affissi fuori a un cinema vi era questo.

la notte

 

film interpretato da Charles Bronson

il  misterioso giustiziere 

che impugna armi per difendere

i cittadini oppressi da una criminalità

dilagante.

il vero titolo in inglese è (Death Wish) .

 

 

è un film del 1974 diretto da Michael Winner,

tratto dal romanzo omonimo di Brian Garfield

 del 1972. Ambientato in una New York anni 70,

Paul Kersey (Charles Bronson) ingegnere

 e obiettore di coscienza, viene scosso e

traumatizzato dall'omicidio della moglie e lo 

stupro della figlia a seguito di una rapina.

Il fulcro della storia ruota intorno alla giustizia

personale, in un ambiente dove la polizia

 è quasi impotente contro i criminali.

 

Il film ebbe un grande successo commerciale

e generò una serie di denunce e critiche per essere

una celebrazione della violenza

 e della giustizia  .

Considerato un baluardo è il primo film ricordato

nella storia del cinema  ad affrontare il tema

della violenza urbana, della convivenza forzata

fra persone civili e criminali e della giustizia

sommaria, nel film e nei suoi seguiti

giustificata laddove assente la presenza

di sicurezza garantita dallo Stato.

Tratto da un romanzo di altrettanto successo,

il film vuole essere una rappresentazione

cinematografica della vita quotidiana

delle periferie statunitensi negli anni

settanta, dove la microcriminalità vedeva

un crescente aumento in concomitanza

con l'insicurezza della popolazione.

al primo giustiziere

sono subentrati altri 4 sequel .

A produrre il primo Giustiziere

fu Dino De Laurentiis.

er

dopo il 5 giustiziere con protagonista

ormai il fatidico Charles Bronson 

non ci furono seguiti anche perchè nel 1994 

la produzione fermò la serie di sequel.

l'attore era sempre meno richiesto 

la sua morte chiuse il ciclo.

la scelta di un duro serviva anche per accontentare un

pubblico americano ribelle e cosi è stato per molti anni.

il successo della pellicola fu planetario.

La pellicola si basa anche sull' omonimo

romanzo del 1972 di Brian Garfield. 

E 44 anni dopo..

non casualmente torna la pellicola riadattata 

da una regia al cardiopalma come predilige uno dei maestri 

della cultura horror Eli Roth.

Vi dico anche che questa serie di giustizieri con Bronson 

rappresentavano la compagine simbolica del nazionalista 

duro, allergico alla criminalità .

Ora 44 anni dopo chi lo criticò a suo tempo ora rispunta 

fuori per ergersi a difensore della virtù illegittima

criminale fuori dall' ordine.

il cosidetto radical chic di turno che

dirige testate tv o giornalistiche.

Orbene la realtà raccontata in un film verosimilmente 

viene avversata da orde di presunti cattocomunisti .

Tali cattocomunisti che elogiano Clint Eastwood ma non

Bronson.

r

re

In questi giorni precedenti alle elezioni un gran

polemizzare per partiti di natura fascista al fine di 

incentivare il voto per quelli opposti contrari a 

un ordine ma per maggiore libertà

criminale.

 

 

regia di Eli Roth musiche degli Acdc 

Con Bruce Willis, Vincent D'Onofrio,

Elisabeth Shue, Dean Norris, Jack Kesy,

Kirby Bliss Blanton, Mike Epps,

Len Cariou, Kimberly Elise, Beau Knapp,

Ronnie Gene BlevinsTitolo originale: Death WishIl dottor Paul Kersey è un chirurgo che

si rende conto della violenza che sta

devastando Chicago solo quando le sue

vittime entrano al pronto soccorso, fino

a quando sua moglie e sua figlia non

vengono aggredite nella loro bella

casa in un quartiere residenziale.

La polizia non riesce stare dietro

a tutti i crimini che vengono commessi,

e Paul, desideroso di vendetta, dà

la caccia ai responsabili dell'aggressione

per ottenere giustizia. Mentre

il suo anonimo operato cattura

l'attenzione dei media, la cittadinanza

s'interroga su questo giustiziere: è un

angelo custode o un altro aspetto della stessa

violenza? Paul inizia a vivere una vita

schizofrenica: un uomo che salva vite

da un lato, che dà la morte dall'altro;

un marito e padre affettuoso da un lato

, un oscuro combattente contro il

crimine dall'altro; un chirurgo che

estrae proiettili dai corpi, e un vigilante

che la polizia sta cercando

d'individuare rapidamente.



 

 

 

 
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SEX CRIMES

la visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Personalmente sono molto soddisfatto, il programma è stato equilibrato, non ha avuto paura di mostrare i casi scabrosi di pedofilia che riguardano il clero, non ha evitato di mostrare integralmente Sex Crimes and Vatican, ha usato la giusta sensibilità e prudenza nel mandare in onda il filmato solo dopo la prima interruzione pubblicitaria avvertendo più volte che si trattava di argomenti che potevano urtare la sensibilità dei minori lasciando ai genitori la scelta di far vedere o meno ai loro figli questo documento.

Sono reduce dalla visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Gli interventi di Don Di Noto e Monsignor Fisichella sono stati garantiti nel pieno rispetto di un equo contradditorio. La presenza in studio di Colm O'Gorman, autore dell'inchiesta è stata preziosa, soprattutto per chiarire il punto più controverso e meno sostanziale della vicenda, quello riguardante il famoso documento segreto, il Crimen Sollicitationis. Non sta certo a me dire chi è risultato più credibile fra i contendenti, ma certamente il fatto che il confronto non si sia svolto essenzialmente su un'interpretazione giuridica, formale degli articoli del documento redatti in latino, bensì sul problema delle vittime, delle mancanze della Chiesa nella collaborazione con la giustizia ordinaria, sulla prassi di trasferire in altre parrocchie preti già accusati dalla polizia di abusi su minori, è innegabilmente positivo.

Credo, e resto convinto, che la bagarre politica generata prima della trasmissione di questa puntata, il fatto che politici si siano addirittura sbilanciati sostenendo in diretta tv che "il documentario non andrà in onda", che il consiglio d'amministrazione abbia tentato in ogni modo di limitare la libertà d'espressione e di censurare preventivamente Santoro e la sua redazione, resti un fatto grave. Un precedente pericoloso ed inquietante che lascia un interrogativo piuttosto deprimente: quanti giornalisti, in Rai come in Mediaset, che non hanno la "forza" e il seguito di Santoro, si sentiranno liberi di trattare argomenti tanto delicati in futuro?

Questa è la mia opinione, la parola va ora ai lettori, ovviamente sperando che coloro che votano siano anche stati spettatori della trasmissione e che il risultato - seppur dal valore relativo- non venga inquinato da quanti possono votare guidati da un semplice pregiudizio ideologico.
Cosa ne pensate?

 

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