gentechepensa

Beppe Grillo sfida le regole della "non" democrazia e si candida alle primarie del Pd. Ce la potrà fare????


Ieri sera Beppe Grillo ha annunciato dal suo blog l'intenzione a candidarsi alle primarie del Pd. Ma i dirigenti del partito, in passato criticati da Grillo, potrebbero opporsi. A Beppe Grillo, nonostante il suo gran seguito popolare, potrebbe essere impedito di candidarsi. E' questa una democrazia o una partitocrazia? Beppe Grillo ha assicurato che la sua candidatura non è una trovata pubblicitaria, ma un tentativo concreto. Del resto è alla guida di un movimento d'opinione importante, con un seguito di varie migliaia (centinaia di migliaia!) di persone. In Italia però i partiti sono assolutamente liberi di regolamentarsi a loro piacere, quindi anche di darsi - come in effetti fanno - delle regole che non consentano invasioni esterne non gradite. In questo modo, ad una persona non gradita può essere precluso l'accesso alla politica, a meno che non fondi da zero un proprio partito. Il che, con gli sbarramenti e i premi di maggioranza, è comunque un'impresa molto difficile, ma - al di là della difficoltà - spesso inopportuna.In questo caso è facile identificare nell'elettore scontento del Partito Democratico un potenziale sostenitore di Beppe Grillo. Perciò è abbastanza logico che l'ex comico genovese non voglia creare un partito proprio, ma trovare semplicemente il suo spazio all'interno del più grande movimento politico della sinistra italiana.Uno dei principi della democrazia è il diritto di ognuno alla vita politica attiva, ma Beppe Grillo potrà esercitare questo elementare diritto?Le regole del Pd per candidarsi alle primarie prevede che gli aspiranti siano sostenuti da un certo numero di iscritti appartenenti ad almeno cinque diverse circoscrizioni. Regole abbastanza logiche che evitano un numero eccessivo e inutile di candidati. Esiste però un requisito preliminare. Ovvero l'essere iscritti al partito. E l'iscrizione ad un partito non è libera... Va approvata. Quindi può essere negata. In conclusione: in un sistema che si muove verso il bipartitismo, non essere graditi ai due grandi partiti, significa avere negato l'accesso alla politica. Questo è esattamente ciò che si definisce partitocrazia. Che non coincide, se non in parte, con la democrazia.