Ci vorrebbe un ambiente caldo e tenue per accogliere i
presunti depressi. Invece il centro di igiene mentale ha colori e odori che
sanno di metallo. Seduta su una sedia verde ho sentito invadermi dalla ruggine,
come quando stai su un treno per ore e, una volta scesa, senti l’estremo
bisogno di andarti a lavare le mani. Ecco io mi sentivo così, oggi: sopra un
treno di ruggine che viaggiava e viaggiava, dal quale io volevo scendere a
tutti i costi. Al posto del biglietto un numero, il 5.
„Il dispari mi ha sempre portato fortuna “ mi sono detta, perché
in quei momenti eterni, lenti, in slow motion, non puoi fare a meno di
attaccarti anche alla fortuna.
Avevo paura, sentivo un tremore che mi andava giù come una
gelatina stantia e temevo di perdere il controllo da un momento all’altro.
“Devo distrarmi!”.
Così, mi sono messa a guardare la fila, quella fila che
nessuno mi farà fare mai. Mai.
La fila di chi si è arreso, di chi ha girato la testa alla
vita e si fa pilotare con una pastiglia giù in gola o una puntura sul culo,
senza pensare nemmeno più che, tirando giù i pantaloni o aprendo la bocca in
modo meccanico o abitudinario, si dà ingiusta sepoltura ai moti di libertà, di
dignità, di indipendenza, di autostima, di gioia e di tristezza.
A me la tristezza, in fondo, non spaventa. Ci dormo assieme
da anni, è diventata la mia culla e, forse, è questa assuefazione che sta
diventando insopportabile. Il mio terrore di essere felice è diventata
patologica, è un panno nero avanti agli occhi ed è ora –lo so!- di abbassarlo
un po’, appena un po’.
Ho fatto il pre- colloquio. Una donna smunta e con uno
sguardo indifferente mi ha chiesto le solite cose, quelle cose che ti chiedono
anche in chat e che io rifuggo in preda all’orticaria cerebrale. Stavolta,
però, ho dovuto rispondere, rendendo opachi i miei pensieri, ma trovando uno
smisurato interesse per il suo tic che le faceva tirar su con il naso, un naso
aquilino, un naso che le stava bene, un naso che la rendeva cinica, un naso che
si mangiava tutta la sua bellezza, un naso che, forse, le aveva tolto la
dolcezza di donna.
Ho detto i cazzi miei a una donna che non aveva nulla di
materno e che nemmeno il miglior profumo di questo mondo le avrebbe mai tolto
la puzza di ruggine che si trascinava dietro.
Inviato da: gepidotta
il 07/05/2008 alle 20:39
Inviato da: gmeni
il 07/05/2008 alle 14:18
Inviato da: sbinky
il 07/05/2008 alle 12:37
Inviato da: dolcezza1802
il 07/05/2008 alle 11:02