il cerchio popolare

FERMIAMO IL CONSUMO DI TERRITORIO


L'ideologia della crescita ha esercitato una tale devastazione nella cultura e nei valori per cui il criterio di giudizio che unicamente viene preso in considerazione è quello economico.Peggio è quello economico a breve termine.Non importano considerazioni di ordine estetico, etico o culturale, basta che una cosa sia presentata come economicamente conveniente che ogni altra considerazione è spazzata via.Questa semplificazione del giudizio, vera e propria automutilazione spirituale, porta in se dei disastri, il primo dei quali è la "cecità" che impedisce di vedere gli effetti anche quando sono sotto gli occhi di tutti.E' di evidenza solare che le risorse finite della terra (che per quanto grande non è infinita) non possono sostenere il loro uso dissennato senza collassare.E' ciò che sta avvenendo per il petrolio, per il cui controllo si sono già scatenate guerre preventive; sta per avvenire per l'acqua; è avvenuto e avverrà per le risorse minerarie.In ogni territorio del nostro paese il consumo insostenibile di risorsa è particolarmente visibile a proposito dell'invasione di cemento e asfalto.Si costriuscono capannoni anche al di fuori di ogni necessità per investire soldi, per affittarli nell'illusione che lo "sviluppo" continuerà indefinitamente, mentre sono già evidenti le crepe.Nel momento della crisi assumerà valore il terreno che può dare buoni alimenti. Dal cemento chi può trarre di che sfamarsi?Chi pensa di mettere al sicuro i propri risparmi investendo nel cemento dunque non solo non tutela interessi collettivi, ma neppure quelli personali. E' un fallito anche solo dal punto di vista più egoistico.Ma non è necessario rivolgersi al futuro, basta e avanza guardare il presente.I corsi d'acqua tendono ad essere sempre più poveri e soprattutto a cambiare il regime che sta diventando non più di tipo fluviale ma di tipo torrentizio. A questa trasformazione-degrado concorre anche l'asfaltatura e la cementificazione del territorio. La pioggia che cade su superfici impermeabili (asfalto e cemento appunto) non percola in profondità ma scorre via immediatamente. Questo da un lato alimenta l'onda di piena e i suoi effetti a volte devastanti, dall'altra riduce l'alimentazione della falda freatica che, anche per altre ragioni, diventa sempre più profonda. Anche l'approfondimento della falda, oltre agli evidenti danni all'agricoltura, determina la riduzione o il disseccamento delle fonti originando periodi di magra dei corsi d'acqua alternati a rischi di esondazione: appunto il regime torrentizio al posto del regime fluviale.L'edilizia residenziale, e soprattutto quella industriale, essendo per ragioni economiche fatte su modelli standarizzati, frequentemente con cemento precompresso, perde caratteri locali e diventa causa di impoverimento del paesaggio che è anche estraniazione dalla nostra identità, cioè impoverimento storico e culturale. Anche da questo punto di vista l'avidità è cattiva consigliera.Certamente i flussi di turismo che sarebbero auspicabili non si realizzeranno per venire a vedere dei capannoni: di costruzioni anonime, siano americane o tedesche o giapponesi o svizzere, ne hanno già fin troppe a casa loro, non hanno bisogno di venire da noi. A forza di capannoni ci troveremo dunque più poveri culturalmente, ma anche, maggior beffa degli "adoratori dell'affare", economicamente.La nostra mente è stata colonizzata.Come nel secolo scorso in Asia, America e Africa si operarono grandi movimenti di liberazione dal dominio politico, è ora necessario un movimento di liberazione culturale. Liberati dalla prigione mentale che l'ideologia delle merci ci ha imposto, potremo ritrovare la strada dell'amore per la terra e per l'acqua, per le piante e i fiori e per ogni forma di vita animale e vegetale; amore e riconoscenza per i nostri antenati che questi territori ci hanno consegnato intatti dal punto di vista del paesaggio e più fertili da quello agronomico, in definitiva amore e rispetto per noi, condizione per amare e rispettare gli altri.di Beppe Marasso  dal "Obiettivo Ambiente" n.°9 settembre 2009 . Pro Natura Notiziario