A R T E

Me sa che a sto giro Sala hai toppato di brutto...ahi


A Milano succede che per il salone del mobile è stata installata ieri in Duomo l'opera di Gaetano Pesce, intitolata: "Maestà sofferente", dedicata al problema della violenza sulle donne (dicono). L'opera richiama la famosa poltrona oggetto di design realizzata da Pesce nel 1969: un accogliente corpo femminile e materno sui cui adagiarsi comodamente. Ma non bastava l'utilizzo del corpo femminile reso oggetto ai fini del design, ora l'idea viene rielaborata per rappresentare la violenza sulle donne. Il risultato? Una potrona-donna trafitta da centinaia di frecce (rievocazione del martirio?). Una rappresentazione della violenza che è ulteriore violenza sulle donne perché reifica ciò che vorrebbe criticare. La donna per l'ennesima volta è rappresentata come corpo inerme e vittima, senza mai chiamare in causa l'attore della violenza. E tutto questo senza passare dalla forma umana: alla poltrona e al puntaspilli mancano infatti testa, mani e tutto ciò che esprime umanità in un soggetto. Ma cosa potevamo aspettarci? L'opera è prodotta da un uomo e oggi all'inagurazione delle 17 ne parleranno soltanto uomini: quel sesso che storicamente così poco si è interrogato sul proprio essere autore di violenza e sull'immaginario cui attinge quando "crea" opere sul "femminile".