A R T E

L’OTTOCENTO E I GIGANTI


La mostra allestita a Palazzo Roverella ripercorre il legame secolare tra la musica e le arti visive, spaziando dall’Ottocento ai primi del Novecento
Solo per il fatto che un tema non sia ben indagato e studiato, non vuol dire che non esista e che non abbia una grande importanza. A giocare contro una visione sintetica, di “arte totale”, Gesamtkunstwerk, come si sarebbe detto in epoca wagneriana, è forse stata fin dai tempi antichi la canonizzazione delle discipline artistiche in vari comparti (arti maggiori e arti minori, e poi pittura, scultura etc.), ma che queste dialoghino costantemente tra loro è un dato di fatto, e a ben pensarci sarebbe assurdo che non lo facessero.A porre rimedio e a rileggere il rapporto stretto tra arti visive e musica è la mostra in corso a Rovigo, che si concentra in particolare su un periodo che ha reso più evidente del solito questa “corrispondenza”, vale a dire l’epoca che va dal Simbolismo alle Avanguardie. Ma il discorso potrebbe senza dubbio essere esteso a ogni età, e basti pensare ai capitelli raffiguranti i toni della musica che in origine erano parte integrante della “macchina di immagini” dell’allora potentissima abbazia di Cluny (siamo in Borgogna, alla fine dell’XI secolo), senza parlare di tutte le raffigurazioni di strumenti musicali, di concerti, di angeli o semplici umani musicanti: soggetti sempre presenti nelle opere dall’antichità a oggi.