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Un blog creato da giulia_770.it il 15/01/2008

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Quel romanzo ci riguarda tutti...

Post n°7701 pubblicato il 15 Giugno 2020 da giulia_770.it

Polvere siamo e polvere torneremo. In uno dei famosi scatti di Dorothea Lange, grande fotografa americana, è ritratta una fattoria di legno, il recinto, la stalla, il segnavento alto sopra il tetto; alle spalle della casa il cielo non esiste più, non esiste più la strada, tanto meno le coltivazioni. C’è solo una nuvola di polvere che avanza come un enorme organismo vivente: presto inghiottirà qualunque cosa. È il 1935. Le tempeste di sabbia che tra il ‘31 e il ‘39 colpirono Oklahoma, Texas, Kansas, Colorado e New Mexico possono essere considerate il più grave disastro ecologico che abbia interessato il territorio americano nel secolo scorso. Sono passate alla storia come Dust Bowl.

Noi, in viaggio sulla Route 66: perché rileggere Furore significa capire l'oggi

“Venne l’alba, ma senza giorno. Nel cielo grigio apparve un sole rosso, un fioco cerchio rosso che spandeva un po’ di luce simile al crepuscolo; e con l’avanzare del giorno il crepuscolo ricadde verso il buio, e il vento ululò e mugolò sul mais abbattuto”. Così si legge in “Furore”. Il grande romanzo di John Steinbeck ha appena compiuto ottant’anni. E da ottant’anni continua a essere letto, continua a farci riflettere, nonostante la linearità e la vena retorica per cui molti lo criticarono; nonostante il suo autore abbia preferito all’introspezione psicologica del singolo personaggio, la forza irresistibile dell’istinto collettivo. Furore – con la sua biblica intensità – racconta dei Joad, una famiglia di agricoltori dell’Oklahoma costretta a lasciare la propria fattoria e a mettersi in viaggio verso la California.

steinbeck-jpg 

Gli ottant'anni di Furore, quel racconto capolavoro dell'America profonda...

Commenti al Post:
annalisa60_it
annalisa60_it il 15/06/20 alle 11:44 via WEB
..."Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente. E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la rabbia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perché capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato; e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore...
 
mi_piaci15
mi_piaci15 il 15/06/20 alle 11:47 via WEB
Steinbeck ci ha regalato uno dei romanzi più belli e profondi di tutti i tempi e non leggerlo sarebbe una grave forma di mancanza di rispetto. E forse l'aggettivo "belli" non risulta del tutto aproppriato. Si perché leggere questo romanzo non è piacevole in senso assoluto e man mano che lo si legge non si prova di certo una soddisfazione interiore, tutt'altro. Si prova angoscia. Si prova tristezza. Si prova smarrimento. Si prova impotenza. Si prova disagio. Si prova furore
 
manu78_it
manu78_it il 15/06/20 alle 11:55 via WEB
Un romanzo che ha dato un contributo determinante alla letteratura della prima metà del novecento, impossibile da riassumere in poche righe: narra, senza attenuarne la durezza, la terribile condizione dei mezzadri, scacciati brutalmente dalle terre che hanno coltivato per generazioni. Spinti dalla fame migrano in massa verso la California lungo la Route 66 nella folle speranza di una vita migliore, per finire preda di sfruttatori senza scrupoli, ottenendo lavoro solo in condizioni di semischiavitù e soprattutto subendo discriminazione e allontanamento sociale...
 
balou.3
balou.3 il 15/06/20 alle 12:05 via WEB
Hai ragione tesoro...Epocale, emblematico. Steinbeck prende una storia come tante e la eleva a simbolo universale, mostrando una umanità spogliata di tutto nel processo che la trasformerà in un ingranaggio di un sistema sbagliato e sfruttatore.
 
akemi_1976
akemi_1976 il 15/06/20 alle 12:10 via WEB
Non avrei mai pensato che un libro che ha come tema principale il viaggio di una famiglia contadina verso la California potesse davvero piacermi. Generalmente preferisco i romanzi che si occupano di altri ambiti della società. I primi capitoli sono stati un po' faticosi ma piano piano si inizia a conoscere la famiglia Joad e la loro vicenda diventa coinvolgente; si comincia a sperare insieme a loro in una vita migliore e a condividere le loro fatiche. Si ammira la forza d'animo di Ma' e la saggezza forzata del figlio Tom. Il testo racchiude tante descrizioni della vita contadina e dei suprusi subiti dai migranti, quasi si sente nelle narici e in bocca l'odore del lardo e delle tanto ambite costolette di maiale a cui i Joad anelano con la voracità di una fame costante e raramente saziata. Steinbeck è indubbiamente un grande scrittore. Lo consiglio senza dubbi.
 
alex_it_ab1
alex_it_ab1 il 15/06/20 alle 12:24 via WEB
Uno dei primi letti alla fine della mia adolescenza che ha contribuito a formare la mia opinione sociale e politica , più volte riletto nel corso della mia vita e sempre trovato di una attualità sconcertante , assieme a "uomini e topi " e " pian della tortilla "libri da consigliare alla scuola italiana
 
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