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A Porta a Porta l’incredibile intervista alla donna che ha rischiato di morire

Post n°7355 pubblicato il 19 Settembre 2019 da manu78_it

Bufera contro Brno Vespa

L'uomo che allarga le braccia sorridente si chiama Bruno Vespa, di mestiere fa il giornalista del Servizio pubblico sulla principale rete televisiva italiana.

L.a donna voltata di spalle, invece, si chiama Lucia. Una notte di nove anni fa è stata massacrata a sangue, a pugni e a coltellate, da un uomo col volto coperto, il suo ex, che non ha mai perdonato a Lucia di essere stato lasciato. Per il giudice si è trattato di tentato omicidio. 8 anni e mezzo di carcere, poi ridotti per buona condotta, nonostante, nel frattempo, l’uomo in cella abbia commissionato l’omicidio della donna a un sicario bulgaro in cambio di 25mila euro, un trattore e un’auto. Il bulgaro denuncia tutto, ma l'ex viene processato e assolto due anni fa perché - credeteci o no - “Non si possono punire le intenzioni”. Oggi l'uomo è fuori e abita a 4 chilometri dalla casa di Lucia, costretta a vivere sotto scorta. “È come se fossi affetta da un male incurabile” racconta.

Eppure per Bruno Vespa, il giornalista del Servizio pubblico, che ieri l’ha intervistata a “Porta a Porta” a tarda notte, Lucia “è fortunata, perché è sopravvissuta”. “Lui è innocente”. “A differenza di tante altre donne, è protetta. Non corre rischi.” E ancora: “18 mesi sono un bel flirtino però...” “Era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte.” E via, sempre più giù, in un abisso di superficialità e orrore che culmina nella frase della vergogna. “Signora, se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe fatto.” Il tutto condito da continui ghigni e risolini e con un tono di squallido, viscido paternalismo con cui non si tratta una bambina di sei anni, figuriamoci una donna vittima di un tentato omicidio che vive nel terrore costante di essere ammazzata.

Se questo è il Servizio pubblico, se questo è un giornalista, se questa è un'intervista normale, allora cominciamo una volta per tutte ad avere il coraggio di dire in faccia alle donne: non denunciate. Perché non vi crederemo. Perché non è violenza, non è odio, non sono (tentati) femminicidi. È solo "troppo amore". Benvenuti in Italia. E non c’è nulla da ridere.

 
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