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Post n°7884 pubblicato il 19 Giugno 2021 da giulia_770.it

tra cielo e lago più blu del cielo in un’oasi di quieta rigenerazione

In bicicletta a Porlezza e dintorni, sulle sponde italiane del lago di Lugano

La pandemia ci ha fatto capire quanto la bellezza spesso stia dietro casa. E che non sempre è necessario salire su di un aereo, oppure affrontare ore e ore di viaggio in treno o in macchina per raggiungere luoghi che appagano gli occhi e riempiono l’anima. A poco più di un’ora da Milano, ad esempio, esiste un posto che sta nel cuore della nostra “regione dei grandi laghi”. Il lago di Lugano è un azzurro zig-zag incastonato tra Lombardia e Svizzera, una chiave di volta dell’arco prealpino, un segmentato trait-d’union tra lago Maggiore e lago di Como. Sta per la sua gran parte tutto dentro il territorio del Canton Ticino elvetico, ma se il ramo sud-occidentale, tra Ponte Tresa e Porto Ceresio, ha sponde dirimpettaie, di qui varesina e di là svizzera, tutta italiana è invece  la propaggine che si inoltra a oriente verso il medio Lario.

Questo tratto comasco s’incunea tra la val Solda, a nord, e l’alto balcone della val d’Intelvi, a sud, e termina a Porlezza, borgo dalla storia antica, legato da secoli alla vastissima diocesi di Milano. Proprio l’orientamento est-ovest di questo ramo di lago lo rende singolare rispetto agli altri bacini lacustri lombardi, tutti orientati longitudinalmente: la luce che qui segue, soprattutto nella bella stagione, il percorso del sole, da oriente a occidente, è molto diversa. E forse si spiega perché una delle etimologie dell’altro suo toponimo, Ceresio, sembri derivare a una parola latina traducibile più o meno così: “più blu del cielo”.

 
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