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Ci sono artisti che diventano immortali per un’opera, una sola, come quei musicisti che pare abbiano suonato una sola canzone, che però conoscono tutti. L'artista che vi raccontiamo oggi è stato uno dei più grandi artisti del XX secolo ed è considerato un esponente di spicco dell’arte espressionista; ha dipinto oltre 1.000 quadri, ci ha lasciato in eredità più di 4.000 disegni eppure tutti lo ricordano per quell’“Urlo”, diventato l’icona di una società atterrita e angosciata.Certo, tutto questo appare riduttivo ma io sono di un parere: L’urlo di Munch non è soltanto un quadro (a dire il vero ne esistono quattro versioni) ma è il frutto di un’intera esistenza funestata dalla depressione, dalle paure e da lutti terribili che hanno preso forma in quel volto terrorizzato che si staglia contro un cielo di sangue.Lurlo è un grido che cresce nella gola di Munch, dipinto dopo dipinto, come un’onda che diventa sempre più grande fino a sprigionare tutta la sua potenza in un’opera, una sola, che però riesce a consegnarti all’immortalità. Oggi vi raccontiamo la storia di Edvard Munch, nato ad Ådalsbruk, in Norvegia, il 12 dicembre 1863
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