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Post n°151 pubblicato il 25 Gennaio 2016 da giansartoretto
Beh insomma gerimo mi e Giovanni un bravo ragasso che studia, ma el ga e so idee, forse troppe, ben bon, se rubava qualche immagine con la macchina fotografica non da presa. Tanta festa e sontuosi costumi per farse vedere da sproti con pizzi e merleti, belle statuine ingessate ma niente de vita, e pareva tute imbalsamate a festa vegneva un poco mesta, con tutto quel che costa, ori argenti e mirre che fa contenti i negossianti. Semo belli a posta, semo in mostra altro che sti mona! Varda quello, vardalo che robe! Soa barba ga messo i fiori de mimosa… ma robe da mati sastu! Axeo! Ghe vol! Invece de metterse el vestito mascherato come el nostro da Moschino, firmato. Ed ecco il corteo la sacra-profana rappresentaxion de maschere ingessate, se ne vanno in giro per un canton della piazza tra sguardi e flash e al loro passaggio i freak salutano con ironia cia ciao belle statuine, impolverate di moine stanno arrivando i cicisbei, volano via dalla disperazione pure i colombi e gli oxei. Intanto il gruppo s’avvicina ad una criniera cavallina che sta seduto a riscaldar una colonna: un ragasso trasandato sentà per tera el sembrava un idiano di Ravenna o Gallarate e quella faccia lunga e bruna pazzo scatenato anche de mattina: - vegnìo fora dalla corte dei miracoli? El gera Cavallo Pazzo, rovinava, vestito di stracci i sontuosi colori dei vestiti. Ecco che allora pronti, vien vanti un vigile lo prende per il coppin, lo trascina via. Via da qua cretino porta via e to strasse, ma quello grida, a differenza: - è d’utopia la mia esistenza e al carneval alternativo pensa! Non con tutta sta organza non mi toccar uomo in divisa ma quello lo riprende in malo modo per la nucca, lui si ribella e scalcia in un delirio di ingiustizia con voce isterica dice: - anch’io voglio restar in piazza non solo queste statue e questa robazza da scultura per il zecchin e per la mazza, il vero carneval deve esser sfrenato e non controllato dal clero e dallo stato o dai vigili del deputato che fannno le feste nel loro mondo malato. Basta col denaro bisogna divertirsi da uomo vero senza livore con tanto amore con tanto amore e spontaneità viva la gioia abbasso la mediocrità. E’ lui Cavallo Pazzo che vuole uscire da una vita senza emozioni, lui è il capro respiratorio delle frustruazioni. Non c’è rispetto, non c’è diritto la diversità è come un delitto che suscita violenza in chi ha una vita senza mito… Cossa dixe questo, nol ga capio un casso: - el carneval vero xe na mostra, e non un baccanale con ironia si, ma con ragion, che dovemo venda colla gondola de schiena, el maion. E’ il coro del commercio che canta: non ci sono santini né madonnette, ma un dio sol che c’assiste perché siamo alle strette e lo stato che lo protegge, via da Venezia, siete fuori. Il gregge che cammina in fila ben vestito che consuma la sua parte di mito è quello che vogliam qui di diritto. E’ odio e risentimento contro chi del carneval vuol vivere un altro momento. Noi siam il gran carattere pubblico d’una vita da statico d’una conservazione piuttosto seria che voi chiamate miseria. (continua)
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