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CARNEVALE DI NORMALITA/3

Post n°152 pubblicato il 02 Febbraio 2016 da giansartoretto

 

Terza parte

 

 

 

Il carnevale ormai è  scoppiato

 

alla moltitudo  impone

 

com’è bello l’umore svagato

 

che dai suoi disegni compone,

 

ma un tempo di cui ricordo

 

fricchettoni colorati

 

una gioia sfrenata diffondevano il morbo,

 

ma eppur squattrinati come mosche

 

scacciati da dove andavano,

 

venivano schiacciati

 

capelli lunghi, facce barbute

 

il turismo è una risorsa da borsa

 

che ci fanno questi esseri

 

in una città come Venezia?

 

Mandarli via di corsa.

 

Tartari, delinquenti!

 

Fanno  fuochi di notte pericolanti

 

girotondi stravaganti,

 

vogliono gioire

 

senza neanche mille lire,

 

che noi siamo qui per veder loro cantare?

 

Ma andate a ….morire,

 

figli di nessuno, disperati

 

malvissuti.

 

Bisogna cacciare i balordi,

 

sparargli come tordi

 

tanti fogli di via  e farli sparire.

 

I vigili devono vigilare

 

chi cammina da normale

 

e chi è seduto in modo strano

 

a contemplar nel vuoto un divano

 

chi ha una postura inusuale,

 

chi sembra un albero di natale…

 
 
 

CARNEVALE DI NORMALITA/2

Post n°151 pubblicato il 25 Gennaio 2016 da giansartoretto

 

Beh insomma gerimo mi e Giovanni

un bravo ragasso che studia,

ma el ga  e so idee, forse troppe, ben bon,

se rubava qualche immagine con la  macchina

fotografica non da presa.

Tanta festa e sontuosi costumi per farse vedere

da sproti con pizzi e merleti,

belle statuine ingessate

ma niente de vita,

e pareva tute imbalsamate

a festa vegneva un poco mesta,

con tutto quel che costa,

ori argenti e mirre

che fa contenti i negossianti.

Semo belli a posta,

semo in mostra

altro che sti mona!

Varda quello, vardalo che robe!

Soa barba

ga messo i fiori de mimosa…

ma robe da mati sastu!

Axeo! Ghe vol!

Invece de metterse

el vestito mascherato

come el nostro

da Moschino, firmato.

Ed ecco il corteo

la sacra-profana rappresentaxion

de maschere ingessate,

se ne vanno in giro per un canton

della piazza tra sguardi e flash

e al loro passaggio

i freak salutano con ironia

cia ciao belle statuine,

impolverate di moine

stanno  arrivando i cicisbei,

volano via dalla disperazione

pure i colombi e gli oxei.

Intanto il gruppo s’avvicina

ad una criniera cavallina

che sta seduto a riscaldar una colonna:

un ragasso trasandato

sentà per tera

el sembrava un idiano

di Ravenna o Gallarate

e quella faccia lunga e bruna  

pazzo scatenato anche de mattina:

- vegnìo fora dalla corte dei miracoli?

El gera  Cavallo Pazzo,

rovinava, vestito di stracci

i sontuosi colori dei vestiti.

Ecco che allora pronti,

vien vanti un vigile lo prende

per il coppin, lo trascina via.

Via da qua cretino

porta via e to strasse,

ma quello grida, a differenza:

- è d’utopia la mia esistenza

e al carneval alternativo pensa!

Non con tutta sta organza

non mi toccar uomo in divisa

ma quello lo riprende in malo modo per la nucca,

lui si ribella e scalcia

in un delirio di ingiustizia

con voce isterica dice:

- anch’io voglio restar in piazza

non solo queste statue  e questa robazza

da scultura per il zecchin e per la mazza,

il vero carneval deve esser sfrenato

e non controllato dal clero e dallo stato

 o dai vigili del deputato

che fannno le feste

nel loro mondo malato.

Basta col denaro

bisogna divertirsi da uomo vero

senza livore con tanto amore

con tanto amore e spontaneità

viva la gioia abbasso la mediocrità.

E’ lui Cavallo Pazzo

che vuole uscire da una vita senza emozioni,

lui è il capro respiratorio delle frustruazioni.

Non c’è rispetto, non c’è diritto

la   diversità è come un delitto

che suscita violenza in chi

ha una vita senza mito…

Cossa dixe questo,

nol ga capio un casso:

- el carneval vero xe na mostra, 

e non un baccanale

con ironia si, ma

con ragion, che dovemo venda

colla gondola de schiena, el maion.

E’ il coro del commercio che canta:

non  ci sono santini

né madonnette,

ma un dio sol che c’assiste

perché siamo alle strette

e lo stato che lo protegge,

via da Venezia,

siete fuori.

Il gregge che cammina

in fila ben vestito

che consuma la sua parte di mito

è quello che vogliam qui di diritto.

E’ odio e risentimento

contro chi del carneval vuol

 vivere un altro momento.

Noi siam il gran carattere pubblico

d’una vita da statico

d’una conservazione piuttosto seria

che voi chiamate  miseria.

(continua)

 

 

 
 
 

CARNEVALE DI NORMALITA' /1

Post n°150 pubblicato il 19 Gennaio 2016 da giansartoretto

 

E’ il periodo di carnevale

ogni gioco s’impone,

pure lo sguardo banale

che dei suoi disegni compone,

un tempo di cui ricordo

fricchettoni colorati

una gioia sfrenata

diffondevano il morbo,

tanto squattrinati

coi capelli lunghi

facce stravaganti

s’assemblavano con giochi

e fuochi pericolanti,

ma il turismo è una risorsa

tanti schei a noi

commercianti miei..

Venessia ga bisogno

sti barbari delinquenti

i fa casino

e l’ordine ricostituente

grida risentito il gaxxettino

dove lo mettemo?

Dove andemo a finir

de sto passino co sto passetto,

ci vuole il divertimento moderato,

ostia ostregheta

non semo miga a Gaeta,

a mar buttiam el forestier

l’ostrogoto senza na lira

me va vegner l’ira.

Che stemo a far qua,

fora dei negozi,

ad aspettar qualche soldo,

i ruffiani del comune?

Co tutte ste machere da vende

e pure un quadro falso

dell’Arcimboldo,

i nasoni contro a peste

e tanti galani

stele filanti.

Cari cittadini benpensanti

che di ogni noia siete fieri…

ben pensano ai pericolosi fuochi accesi

vicino alla basilica, ieri

cole pietre d’stria,

sotto l’arco

i me manda a fuoco San Marco,

sti quattro disperai

che i xe xa morti

i vol con l’utopia

esaltare i torti,

che mettono alla berlina

l’ordine repubblicano socialdemocratico

e democristiano…

Cacciamo via sti balordi

tanti fogli de via, andè via

falsi Gesuiti,

pexo dei tordi dela ferrovia,

i xe tanti, i te caga in testa…

basta basstardi,

i  vigili devono guardar

tra chi cammina da normal

e chi è seduto in modo strano

magari a contemplar

sopra il muretto

un vecchio divano.

Chi ga na postura inusual

el deve conformarse ai nostri gesti

che i xe anche raffinati

miga come sti mati.

 

 
 
 

TULIPANI E PRIGIONI

Post n°149 pubblicato il 08 Gennaio 2016 da giansartoretto

Tulipani e prigioni

tortore e vipere

virtù pura e corrutela

anche a Mandela.

Dove passiamo, distruggiamo,

se stiamo fermi miriamo

a uccidere con l’arme,

al potere con la politica

al successo

all’eccesso

e finiamo

nel cesso,

l’acqua e la fogna

l’alto e la menzogna.

Il disprezzo ha un prezzo

Tu, lo dico a te, proprio a te,

puzzi di feto

sul tuo divano letto,

stai in piedi e ammira,

stira se vuoi la tua anima inutile

stronzo umbratile!

Starnazza come un cazzo

striscia!

Essere Futile.

 
 
 

AUSTERI E OSCURI

Post n°148 pubblicato il 27 Dicembre 2015 da giansartoretto

Austeri e Oscuri

i versi del Niccolò Soldanieri

gnomico di piaceri,

e madrigali delicati

d’un brio  per il

desiderio fugace.

Austeri e oscuri

sono i nostri pensieri

che ci affliggono e

ci ossessionano fino

allo sfinimento,

da mane a sere.

Là dove  rabbia aumenta

e  dolore disegna

giochi, nella pelle

accartocciata da tensioni,

che non puoi più farci niente

perché nulla vale

e tutto è fatica

senza stimoli

e senza una cara amica

che capendo i tuoi versi ti dica:

amor che amor dileggia

senti questa, è una

scoreggia!

A cui rispondere in modo lieto

tu sei per me il mio peto!

Non facciamo i volgavi

con licenza,

questa è solo flatulenza

 
 
 
 

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