Oltre l'orticello

Ricordi e associazioni


 Era il maggio del 1974 e io stavo aspettando di partire per Rio de Janeiro, dove mi aspettava un interessante periodo di lavoro.In quel mese c’era un gran fermento e un acceso dibattito, perché il 12 e 13 era stata fissata la data per il Referendum indetto per abolire la legge del 1970 sul divorzio.La Chiesa era ovviamente schierata a favore dell’abolizione, tanto che perfino papa Paolo VI si sentì in dovere di dire la sua, proprio domenica 12, in dispetto alla regola del silenzio imposta dalle leggi dello stato italiano. Il NO all’abrogazione vinse la competizione con grande margine (59,26% contro 40,74%); successo straordinario, anche a fronte della maggiore partecipazione mai registrata (87,72% di votanti).Nel gruppo di persone che sarebbero venute con me in Brasile, le posizioni erano chiare: tutti a favore del mantenimento della legge sul divorzio, tranne il capo progetto, assolutamente contrario dati i suoi consolidati convincimenti religiosi e politici.Conclusione: tutti noi avevamo ed abbiamo tuttora la medesima moglie e la stessa famiglia, mentre lui ha divorziato.Chi se ne frega, potrà dire qualcuno.Ho solo ricordato quell’episodio, perché mi viene spontaneo associarlo a quanto sta succedendo per le unioni civili, per le quali non si riesce nemmeno ad approvare uno straccio di legge. Legge che rappresenterebbe, a mio modestissimo parere, un primo passo verso la civiltà.E’ l’eterna lotta fra chi vuole obbligare e chi, al contrario, ritiene giusto consentire.Buttandola sul culturale e mutuando Rocco Hunt: Wake up guagliù.Gianni