fiori a primavera

da ISTANTANEE


Realtà  Unica e sola la realtà vivente. È il nostro umor che dettagli attributi a leiin tempi e luoghiche al sentire nostroil mondo adattanoe gli eventi suoi. Il vero d’unonon è il vero altruie il grande e smisuratodell’essere formicaè il piccolo e ristrettod’elefante. Infinita e unaper ognun che osserva,diverso dal vicino,pure da se stesso,tra un momento e un altro. Ognun l’adatta e limitaperennemente a sé:unica realtà la realtà dei sogni. Resurrezione  Come l’aratro,nella terra nera,che rinnova l’ariaalle radicidelle dormienti piantecosì la fanciullezzatormentata e tristei dolci frutti dàin primavera. Tormento e pioggiadi giornate grigiedànno la vitaa giovani virgulti. I sudor nei solchirinnovano la vitaad ogni chiccoche ha sete di rugiada.   Ricchezza  Al possessodei terreni beniè necessarioche ognun si dica:basta. Sono nemicisono prigioniaquando ci hannoin forma smoderata. Sentimento insulso attaccarsi ai beni.Non aver paurache te li portin via. Colui che è saggiodistribuisce a tuttiquel che lasceràper l’eterna via. Non è cristianoquesto ragionareha solo nomedi buon senso umano. Sarà lievedei poveri il fardellod’eternità al casello. Il poco bastail molto è maledetto.    Rimembranze  Tra gli eucaliptiombrosi del vialeche porta al montela brezza di maestraleio m’assisisulla panchinadai secoli consunta. L’adolescenzagli amori ormai perdutiivo seguendosugli amati poggi. Rivedevo Binagli occhi stralunatitra l’erba e i fior dei prati.Più in là Pinuccianell’arsura e al soleaprir le bracciaed anelare amore. Erano i tempi,i tempi ormai lontani,della giovinezza.Erano i tempiinfelici e duriche la vecchiaiarende cari a tutti. Tra gli eucaliptiall’ombra del vialepassano i giovani,ignari degli amantidei passati tempi,che di poggio in poggiolasciano i segnalidei focosi giornie delle notti ardenti. Io resto qui,sulla panchinadai secoli consunta,a rimembrar Pinuccia,Bina e Rosalindatra gli eucaliptiombrosi del viale.                                                                                                               Roccia  La roccia frastagliataricadente a  piccosull’acque azzurrenel mare dello Zingaroin pieno giorno vidial solleon di luglio. L’espandersi leggerodell’onda senza schiumanel profondo incavovecchio di mill’annigiungeva dolce ai sopiti sensiin incavata  roccianell’estate ardente siciliana. Furono i sensialfine in gran tripudioabbarbicati alle membra tuedolce fanciullasorta dalle acqueche gli anni miei rendestiamabili e sospesitra il Nulla e il Tutto. Con la risaccarotolando l’ondaora impetuosa e neradall’incavata roccianei profondi abissianima e corporisucchiati ci hae divisi. Contro la roccia frastagliata e bruna la battente ondadi spumeggiante schiumanel vecchio incavo vecchio di mill’annicon fragor si schianta. La fanciulla dolcesorta dalle acquee dai profondi abissieterna è diventata.                                                                                                    Rose  Ladro di rose fuinel mezzo del giardinocomunale. Colsi la rosa nerache altrove non trovai,mi punsi con la giallae le rose porporacon quelle strinsi. Profumate e vivenella notte candidasotto la luna pienasul finir di maggiodi tanti anni fa. Eran le roseche non potei comprare,rose per l’amanteche placida dormiva. Con le rose rossee nere di vellutoall’alba la svegliai. Nell’abbraccio teneromi punsie il labbro dolceil sangue mio leccò.Leccò il mio sangueil petto e l’ombelico. Giacemmo tra le rosegiacemmo tra i profumicon l’amante miarespirando amoresul finir di maggiodi tanto tempo fa.