ERO, SONO, SONO STATO
Eri nel parco con la calma di chi rara bellezza ha;
eri la stanza del dinosauro, come il vino di pomeriggio.
La tua firma è nel candelabro e nel tappeto,
un crocevia o chissà cosa;
i miei soldi non hanno sudore sulla groppa; le tue scarpe minute.
Eri nella prigione della nebbia come un cane il suo latrare umano;
eppure sei stata la fiaba dei cortili e delle giostre,
la donna degli scoiattoli su e giù per i giardini verdi,
per l'inverno e per l'autunno nel cestino delle ghiande.
Tutto gira intorno ai cinque sensi;
il piacere vero e l'oblio grigio come la strada:
nè via nè viatico e quel passato di sole ceneri.
FABIO STRINATI
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