Di me....

CHI TI VOLEVA DARE LA PATENTE?


PURTROPPO NESSUNO! MA IO MI SONO INTESTARDITA!Prendere la patente non è mai stato il mio sogno nel cassetto. Credo che nella vita ognuno di noi abbia il proprio tarlo: chi gli esami di maturità, chi il dentista, chi l’università. A me il Signore ha destinato l’assoluta negazione per la guida (pratica). In particolare, per la guida dell’auto. Questa sconosciuta!Ricordo di avere provato a guidare l’auto di famiglia del mio primo fidanzatino. Anni 18, stradina di campagna fuori Milano. “Fede, mi raccomando, freno e acceleratore sono due cose diverse”. “Si si, no problem!”. Le ultime parole famose.“Fede frena! frenaaaaa!”. Confusi il pedale del freno con l’acceleratore, niente di più elementare!SBAM!Finii contro una macchina ferma. All’interno dell’abitacolo una coppietta semi appartata. Solo io potevo fare una cosa così bizzarra. Ricordo che il danno all’auto fu per fortuna inesistente (a parte il disagio arrecato ai poveri fidanzati, che tutto si sarebbero aspettati, penso, tranne che una povera pazza li avesse potuti scegliere come bersaglio!); il danno alla mia autostima, invece molto più ingente!Complice il fatto che mi mancava qualche decimo di vista, decisi di rimandare la patente a tempi più propizi. Passarono ben 10 anni. Quando decisi di iscrivermi a scuola guida avevo 28 anni: 10 decimi all’attivo, dopo l’operazione laser agli occhi, e la certezza che avrei preso la patente in massimo 3 mesi. Il mio esame di teoria fu quello che generalmente viene definito un gran colpo di culo. Non avendo quasi mai fatto i quiz a casa (e se li facevo la media degli errori era una decina per scheda), mi sedetti, la mattina dell’esame, esordendo così: “Signore, ti prego. Ho sempre studiato come una pazza nella mia vita, fa che per una volta che non ho aperto libro io possa comunque passare l’esame, ti prego, ti prego, ti prego, non mi hai mai fatto vincere nulla, fammi almeno vincere la mia promozione all’esame di teoria!”. Bisbigliavo questa sorta di preghiera a bassa voce, imitando lo stile delle sante impegnate nella concentrazione della loro devozione religiosa.Ricordo che uno degli esaminatori si avvicinò al mio banco, secondo me convinto che stessi suggerendo oppure parlando con qualche vicino di banco. Quando mi comunicarono l’esito seppi che Dio mi voleva davvero bene. “Signorina, 3”. Io: “ma tre risposte giuste oppure 3 errori, scusi???”“3 errori, ovvio. Lei è idonea”. Ahhhhhhhhhhhhhhhhh! Penso che la mia idoneità alla teoria di guida poteva stare a me come un povero zoppo poteva stare ad una corsa ad ostacoli. Con la pratica le cose non andarono così lisce come l’olio. Dopo 20 guide tentai il primo esame di pratica. Ricordo solo di essere partita in folle, di avere dato precedenze a tutta Milano, di avere fatto scivolare l’auto lentamente giù da una discesa, di avere fatto un parcheggio che non mi era stato richiesto, del tutto convinta che avrei avuto la mia agognata patente. L’ingegnere non aveva parole. Ricordo solo che mi disse: “signorina, lei non sa minimamente dove sta andando. Nelle sue condizioni non si può stare in strada!”. Avrei voluto tanto chiedergli cosa intendeva per “nelle sue condizioni”… E che era? Non ero mica pazza o menomata! Tuttavia non proferii verbo, anche perché vista dall’esterno forse l’ingegnere non aveva tutti i torti. Secondo esame di pratica, quota guide: 30. Dopo avere fatto un parcheggio, una inversione e un milione di prove durissime, l’ingegnere esaminatore di turno ebbe il coraggio di dirmi che ero molto nervosa con il povero cambio, che se avessi continuato a strattonarlo in quel modo mi avrebbe fatto scendere. Persi la pazienza. Il cambio??? Che gliene fregava di come “ravanavo” l’aggeggio! vAFFANCULO! Che si concentrasse sul resto! Insomma, dal nervoso rischiai di tirare sotto un povero motociclista. Bocciata senza remore!Arrivai al punto in cui il novello paracadutista si deve buttare volente o nolente dall’aereo su cui è salito. E io mi buttai. Decisi che non sarei MAI arrivata a dovere ri-sostenere l’esame di teoria che per pura grazia ricevuta avevo passato, per colpa della mia carenza nella guida pratica. Seguii il consiglio del mio amico, che mi portò dal suo insegnante di guida, noto personaggio della zona, atto a risolvere anche i casi più disperati. Il mio amico gli chiese di intercedere per la sottoscritta. Quando lo conobbi pensai che mi avrebbe chiesto favori turpi in cambio della mia oramai utopica patente. Il soggetto era un incrocio tra Felice Caccamo e Leone di Lernia, ovvero.. Non so se mi sono spiegata!    “Bella, tu non te devi preoccupà, ue’. La patente vuoi? E chilla avrai”. Non sapevo se essere preoccupata per quella sua affermazione, oppure sollevata. Ma il problema non si pose. Perché ben presto fu Leone a temere molto di più me di quanto io temessi lui e le sue “spiegazioni” per potere passare il temuto (anche se un po’ farlocco) esame di guida pratica.“Bella tu sai già guidare, si?” E io: “si si, ho fatto già 30 guide”. Il povero Leone di Lernia incrociato Caccamo si fidò delle mie dichiarazioni, ahimè. Scoprì 4 giorni prima dell’esame che io non potevo sostenere assolutamente un esame di guida, per finto che era. Dopo avere sudato 7 camicie per farmi fare una pseudo simulazione dell’esame, mi chiuse nel suo ufficio:“Senti, tu nun agge capit’, uè: l’esame deve essere credibbile! Eccheccazz! Tu non puoi andare in controsenso per le strad’, deve sembrare che un minimo sai giudà, hai capittt???”Promisi che avrei fatto del mio meglio. Leone si fidò, ma poco prima dell’esame decise di farmi guidare una specie di Fiat marea rosso fuoco, senza scritte di scuola guida. Fu in quell’occasione che staccai il cambio della povera macchina. Non il pomello, tutto il cambio, rimase solo la livella di ferro. Era già da un po’ che strattonavo e lui: “piano!PPiano!Che cazz pensi di avere in mano? Una scimitarra? Ue’! E non mungere u’ volante quando guidi!”. Non fece a tempo a terminare la frase che mi rimase in mano tutto il cambio."Aiuttttttt!Ehhh!Tu si pazza! E' dal 1964 che non ricordo un caso come il tuo! Guid! Non mollare le mani dal volante e accosta! Maro'! Maro'"E io: "Scusa! Ti prego ridammi il cambio e lo riattacco! Non volevo te lo giuro!" (Ovviamente mollai il volante nel mezzo del traffico cercando di riprendere il cambio in mano al povero istruttore che me lo sventolava davanti per farmi capire l'entità della mia dannosità). Mi ricordo solo che arrivati a quel punto mi disse: "Ueè!!! Ueèè! Sent un po'!Se me stacchi ancora il cambio ti ggiuro che la patente non te la doooo!!!" Maronna! Maronna!