Il gioco

Alessandro Piperno


Persecuzione, il fuoco amico dei ricordi (la chiamata del Daimon)"No, no, la carta no! Brucia subito e non serve a niente." Leo aveva sentito una delle piccole mani di lei sfiorargli il fianco, come se nel risollevarsi avesse avuto la tentazione di appoggiarsi a lui. Mentre questa laboriosa operazione veniva consumata Leo si era sentito minacciato da un odore acuminato e acerbo di ragazzina imbronciata: la versione diluita e femminile del tanfo sprigionato dalle stanze degli adolescenti. E ancora una volta aveva avvertito nell'aria una spiacevolissima impressione di concupiscenza. Un impressione. Che, ora che il fuoco era tornato a vivere e Leo era tornato a sedersi, non svaniva. La domanda era: chi concupiva chi? Non certo lui. Ma d'altra parte non c'era niente in quella ragazzina che lasciasse trapelare né un'esplicita né un' implicita volontà di provocarlo. Ma se lei non lo stava provocando, allora perchè lui si era messo a pensare a ciò che fino a quel momento non gli aveva mai attraversato l'anticamera del cervello?Era come se solo ora Leo stesse realizzando non soltanto che quella era una ragazza, ma per di più la ragazza del suo Samuel. E che se lei ora era lì, nel salottino dove da anni i Pontecorvo perprtuavano i loro immacolati dilli familiari, lo doveva a lui. Esattamente, a Leo. Era lui, il padre irresponsabile, ad aver permesso al figlio pubescente di portare in vacanza con sé la sua fidanzata. Come se fosse stato un adulto.