Il gioco

Martin Amis


London fieldsKeith si fermò al cancello di lei, giochicchiando con il suo enorme mazzo di chiavi... le chiavi di Keith, le chiavi del suo carceriere, chiavi per Debbee, Trish e Analiese, per l'appuntamento, per l'automobile, per il magazzino e la gattabuia. Ma le chiavi per Nicola? Suonò di nuovo il citofono; ritentò di nuovo con tutte le chiavi. Adesso Keith era sull'ordlo del panico, dell'imprecazione, del panico galoppante. La voleva vedere, sì la voleva vedere davvero, maledettamente, non per l'atto d'amore e di odio che, con sua grande sorpresa, per quello che voleva dire, non voleva compiere più con nessuno. No: la voleva perchè lei credeva in lui, perchè lei era l'altro mondo, e se lei diceva che Keith era vero, l'altro mondo l'avrebbe detto anch'esso. Ma, un momento. E se lei era finita sotto un autobus da qualche parte? I suoi stivaletti da freccette, i suoi passi, la sua camicia da freccette, il suo... ! Keith si colpì con un pugno il torace inorridito. Poi le ginocchia si sciolsero, sollevate. Non tutto è perduto. La custiodia delle freccette era sempre al posto giusto, nella tasca più vicina al cuore.