Il gioco

Martin Amis


L'InformazioneGuardandosi allo specchio adesso, la mattina del suo quarantesimo compleanno, Richard ebbe l'impressione che nessuno meritasse quella faccia.Nessuno in tutta la storia del pianeta. Per quanto nefande fossero le sue azioni. Che cosa era successo? Che cosa hai fatto, ragazzo mio? I capelli, sparsi sul cranio in spire e ciuffi assortiti, facevano pensare che avesse appena concluso un lungo (e vano) trattamento di chemioterapia. Poi gli occhi, ciascuno appollaiato sulla sua piccola ventraia orlata di sangue. Se gli occhi sono la finestra dell'anima, allora questa finestra era un parabrezza dopo un viaggio transcontinentale; e la sua tosse aveva lo stesso suono di uno strofinaccio passato sul vetro asciutto. In quei giorni Richard fumava e beveva soprattutto per consolarsi dei danni dell'alcol e del fumo - ma il fumo e l'alcol gliene avevano fatti parecchi, così lui beveva e fumava a più non posso. Inoltre, provava praticamente ogni droga su cui riusciva a mettere le mani. I suoi denti erano tutti schegge di ceramica e colla prebellica. In ogni istante, qualunque cosa stesse facendo, almeno due dei suoi arti erano irremovibilmente intorpiditi. Su e giù per il suo corpo correvano incontrollati sussurri di dolore. Di fatto, sul piano fisico, Richard si sentiva epifanicamente tragico.Gina era diventata adulta. E lui no. Adeguandosi al modello della sua generazione (o meglio dell'ala bohémien della sua generazione), Richard avrebbe conservato il suo aspetto fino alla morte. Un aspetto sempre più deteriore, ma uguale a se stesso. Erano stati i bambini, il lavoro, l'amante che Gina, ormai, doveva sicuramente avere? (Nei suoi panni, nel suo matrimonio - se Richard fosse stato sposato a Richard - lui l'avrebbe avuto). Richard non poteva fare obiezioni Chiamando in causa l'etica o l'equità. Perché la scrittura è infedeltà. Perché tutta la scrittura è infedeltà.