il mio primo blog

Giornali e Blog. E’ convergenza?


Informazione. Negli Usa un accordo permette di pubblicare alcuni blog su quotidiani. Una collaborazione fruttuosa ma forse penalizzante per i professionistiMassimo Eleuteri Internet inteso come medium ha innescato un’evoluzione nei meccanismi di partecipazione e di aggregazione che viene interpretata in maniera discorde. I fautori del messaggio ottimistico che sostiene la progressiva trasformazione delle nostre società in una sorta di villaggio globale, vedono in Internet lo strumento salvifico che può azzerare le diseguaglianze e le barriere tra e dentro le società. La capillarità e l’immediatezza del mezzo possono infatti aggirare difficoltà e lungaggini burocratiche e portare addirittura ad una democrazia effettiva.Questi ottimisti tralasciano però gli effetti collaterali e non previsti che stanno paradossalmente aprendo un baratro tra in e out: i sostenitori del cosiddetto digital divide, infatti, sottolineano il divario che si sta aprendo sempre più tra chi ha la possibilità di accedere alle nuove tencologie e chi invece non può farlo. La differenza è presente anche all’interno di uno stesso Paese, ma si fa drammatica confrontando i Paesi tecnologicamente avanzati e quelli invece arretrati.Questo scenario si arricchisce in questi giorni di un fattore per molti aspetti positivo. E’ nata un’iniziativa che darà il via ad una forma di collaborazione tra blog e giornali. A partorire sono stati la “Pluck Corp.” e una manciata di quotidiani statunitensi. Vediamo meglio in cosa consiste l’accordo.La Pluck, società che elabora e gestisce tecnologie per blog, ha dato vita a BlogBurst, una syndacation che raccoglie circa 600 blog, per far sì che i materiali e i contenuti di questi blog possano essere utilizzati per le pubblicazioni dei quotidiani aderenti all’iniziativa. Al momento fanno parte dell’accordo due grandi testate, “Washington Post” e “San Francisco Chronicle”, e alcuni altri giornali (“Gannett”, “Austin American-Statesman” e “San Antonio Express”).Il vantaggio è evidente per entrambi i soggetti: i quotidiani potranno colmare i vuoti della propria redazione in ambiti tematici quali viaggi, tecnologie, femminilità, divertimento etc; i blogger più capaci avranno la soddisfazione di vedere le proprie righe pubblicate su giornali veri e propri (online o cartacei), guadagnando in visibilità e diffusione, e spingendo verso un innalzamento del livello qualitativo. Un’ulteriore ripercussione positiva riguarda anche i gestori dei blog: grazie a questa operazione, la popolarità crescente garantirà un’affluenza maggiore verso i siti dei blog, che potranno usufruire quindi di sostanziosi introiti derivanti dalle inserzioni pubblicitarie online.E’ grande la soddisfazione dell’amministratore delegato di Pluck Dave Panos, che prevede già un’estensione dell’accordo a centinaia di altri quotidiani. Per chi si preoccupasse per l’inattendibilità di queste notizie dal basso, BlogBurst ha approntato uno staff che verificherà e revisionerà i vari testi prima della loro pubblicazione, correggendo così una pecca da molti ritenuta fisiologica dei blog, e che fino ad oggi ha inibito qualsiasi tentativo di convergenza blog-giornali.La situazione odierna, in effetti, è tutt’altro che rose e fiori. I media tradizionali subiscono sempre più la concorrenza di questa fonte di informazioni fresca, informale e spregiudicata. Le lotte contro questo avversario che sottrae lettori si sono accavallate, ma le fondamenta di questo edificio mediatico ancora in costruzione sono già solide. Molto spesso le accuse di diffusione di notizie in modo parziale sono state agilmente evitate mettendo in luce gli errori dei giornali tradizionali.Bisogna chiedersi però: questa collaborazione avrà un futuro? E in che direzione porterà?Jeff Jarvis, un ex critico dei mezzi di comunicazione ora entrato nella cerchia dei blogger, non ha dubbi sulla bontà della scelta dei giornali che hanno aderito, e prospetta un’evoluzione in chiave aggregativa: “la linea di demarcazione tra media principali ed il resto del mondo comincerà a dissolversi, non perchè le persone (i blogger) si stanno aggregando ai media principali ma per l'effetto opposto: i media principali si stanno riaggregando alle persone”.Eppure tutta questa manovra, associata da alcuni ad una sorta di blog outsourcing, farà storcere la bocca a chi conosce bene questo modo di fare. Effettivamente sembra di trovarci di fronte ad una vera e propria cessione all’esterno di attività precendentemente svolte dalla redazione interna ai giornali: il quotidiano sceglie di delegare ad altri (i blogger) la copertura di contenuti in alcune aree non pienamente efficienti. Il tutto all’insegna del risparmio e della flessibilità. E così come ci si preoccupa dell’outsourcing tradizionale perché mira a ridurre o eliminare i costi relativi al personale, forse si dovrebbe tenere sott’occhio anche questa sua nuova inedita applicazione.Come dire, portando all’estremo questa preoccupazione: bella la convergenza, ma i giornalisti poi che faranno?Per il momento possiamo solo applaudire questo ulteriore passo verso una più personale partecipazione al mondo dell’informazione e della società in generale, tenendo comunque ben in mente ogni possibile devianza.