GIORNALE WOLF

Antony Gormley


Il peso dell’assenza nei corpi di Gormleydi Giovanna Annunziata "La scultura, per me, usa mezzi fisici per parlare dello spirito, il peso per parlare della sua assenza, la luce per parlare del buio, un medium visivo per rimandare a cose che non possono essere viste". (Antony Gormley)
Non perdete la straordinaria mostra dell’artista inglese Antony Gormley ospitata fino al 15 febbraio 2007 nel bel cortile interno del Madre (Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina – Via Settembrini, 79 Napoli). Curato da  Eduardo Cicelyn, il nuovo allestimento site-specific di una delle installazioni più famose e complesse di Gormley (“Critical Mass”, 1995) irrompe negli spazi del museo con una straordinaria potenza evocativa: figure umane, nere, pesanti, sparse. Alcune sono ammassate, altre isolate, curve, piegate e aggrovigliate su loro stesse, oppure a testa in giù, chine, prone, altre ancora si appoggiano contro il muro, come a cercare un appoggio. Le sagome di Gormley rimandano inequivocabilmente ad un’idea di assenza, di qualcosa che è passato di qui lasciando in questi corpi soltanto il fantasma di un’emozione, di un sussulto, di un sentimento remoto che il tempo pare abbia impietrito. 
Corpi imbalsamati di anime trepidanti, masse nere che spezzano l’armonia geometrica della corte rettangolare, che bucano la luce che la abita, contenuti nello spazio e insieme contenitori dello spazio perché – spiega l’autore –  il mio lavoro è trasformare corpi in recipienti che contengano e occupino spazio [....] Il mio lavoro è trasformare un essere umano in spazio nello spazio.
La mostra è il risultato di una lunga ricerca che l’artista londinese ha intrapreso negli anni Settanta volta a rielaborare l’idea di monumento (Gormley ha compiuto studi di archeologia, antropologia e storia dell'arte) servendosi del corpo umano. L’utilizzo del ferro, come unico materiale è un chiaro riferimento alla madre terra, quale concentrato e baricentro di energia: il ferro, infatti, per essere plasmato richiede la stessa temperatura del magma, cioè millecinquecento gradi centigradi. Il materiale, così come le posture e la collocazione dei corpi nello spazio sottolineano l’indissolubile legame dell’essere umano con la terra, dalla quale sorge, sulla quale vive e alla quale, sempre, ritorna. Gormley testimonia attraverso le sue sagome l’inarrestabile passaggio dell’uomo sulla terra, la provvisorietà dell’umana esistenza, sottolinea, in definitiva, “come il nostro corpo sia un prestito temporaneo della massa della materia che costituisce il pianeta e alla quale, in un certo senso, noi diamo soltanto una forma”. Nota biografica dell’artista
Antony Gormley, uno dei più noti scultori inglesi contemporanei è nato a Londra nel 1950. Ha conseguito la laurea in archeologia, antropologia e storia dell’arte al Trinity College di Cambridge e dal 1971 al 1974 ha viaggiato in India e Sri Lanka per approfondire gli studi di architettura e scultura etnica. Tornato a Londra ha seguito corsi di approfondimento alla Central School of Art, al Goldsmiths College e alla Slade School of Art.  Con il suo lavoro, Gormley ha dato nuova vita all’immagine umana nella scultura, con un’approfondita ricerca sul corpo quale sede di memoria e trasformazione, utilizzando il suo stesso corpo come soggetto, strumento e materiale. http://www.antonygormley.com/INFO MOSTRA: www.museomadre.itOrariodal lunedì al giovedì e domenica ore 10.00 – 21.00venerdì e sabato ore 10.00 – 24.00 chiuso il martedìBigliettiIntero: € 7.00 Ridotto: € 3.50