Giornalista per caso

ROMA, GARCIA GIOCA IN DIFESA


ROMA. Premessa d'obbligo: non è dalla seconda conferenza stampa di un allenatore, soprattutto straniero - abituato tra l'altro ad una piccola realtà come Lille e catapultato in una nuova e più caotica come Roma - che si può esprimere un giudizio (anche perché questo andrà espresso su quello che mostrerà in campo). Tuttavia a dispetto della sua fama di tecnico amante del gioco offensivo, la presentazione ieri di Garcia è stata all'insegna del catenaccio. Nei 40 minuti nei quali si è concesso ai giornalisti a Trigoria, il tecnico ha giocato in difesa, rimandando ogni questione tecnica al campo e alle prossime settimane. Da Osvaldo a De Rossi, passando per il modulo, la tipologia di lavoro, i collaboratori, il mercato, la decisione riguardante il portiere - «Ce ne vuole uno forte e ci stiamo lavorando con Sabatini» - Garcia ha fatto una melina lessicale degna del miglior Trapattoni sul campo. AMBIZIOSO Introdotto dal Ceo Zanzi, al quale non è stato possibile rivolgere domande, il francese gonfia il petto, affermando di «non aver paura di nulla. Sono qui per vincere con una squadra che diverta giocando e faccia divertire i tifosi. Definirmi con un aggettivo? Ambizioso». Fa finta di nulla quando gli ricordano che non è stato certamente la prima scelta, svelando un retroscena: «Sono in contatto con la Roma da due anni. La cosa più importante non è essere la prima scelta, ma essere l'allenatore della squadra ed imporsi con essa». Arriva, puntuale, la domanda su Totti e De Rossi: «Ci vogliono giocatori di talento e fortunatamente li abbiamo. Totti avrà un ruolo fondamentale, dentro e fuori dal campo. De Rossi è un giocatore della Nazionale, ho grande voglia di incontrarlo, così come per gli altri giocatori della Roma». MURO DI GOMMA Chi prova ad approfondire la questione, viene respinto con perdite: «Regista o intermedio? Datemi il tempo di incontrare i calciatori, ai quali sinora ho inviato un sms, comunicando loro che lavoreremo duro. La verità viene dal campo. Daniele è un giocatore di talento, può giocare in tanti modi». Stesso copione per Osvaldo: «Non parlo dei giocatori individualmente». Moto d'orgoglio quando gli chiedono quanto influirà sul mercato: «Nessuno verrà a Roma senza il mio assenso». E sulle regole nello spogliatoio, argomento sul quale sono scivolati i suoi predecessori, precisa: «Per vivere in collettività servono. Ci saranno e io sarò la guida». Sugli obiettivi si sbilancia poco: «L'importante è tornare in Europa. Champions? Se sarà dalla porta principale sarà meglio. Per vincere, però, c'è bisogno di tempo». Probabilmente giusta la decisione di non lasciarsi andare a proclami. Tuttavia non centrare per la terza stagione consecutiva la qualificazione in Champions, dalla piazza (ieri nemmeno un tifoso ad accoglierlo) verrebbe recepito come l'ennesimo flop. Che qualcuno avvisi il buon Garcia. STE CAR ARTICOLO PUBBLICATO IL 20-06-13 SU TUTTOSPORT