Giornalista per caso

LO STRANO CASO DEL SIGNOR COSTANT


ROMA Un’altra pallonata in tribuna, seguita poi dall’uscita dal campo di gioco. Forse meno eclatante rispetto a quella di Boateng a gennaio contro la Pro Patria ma solamente perché chi lo ha fatto stavolta, Costant, non è famoso quanto il ghanese. O forse perché in un paese dove il vicepresidente del Senato si permette di dare dell’orango a un ministro della Repubblica, anche l’ennesimo episodio - che ha visto un calciatore di colore ricevere gli odiosi «uh uh uh» razzisti - inizia paradossalmente ad esser considerato una prassi da stadio. Magari fastidiosa, che ha fatto aprire l’ennesimo fascicolo da parte della Figc (ma quando indagherà Palazzi, con i processi sul calcio scommesse entrati nel vivo?), con la quale però ci si può anche convivere.IL SILENZIO DEI COMPAGNICon Costant siamo di nuovo punto e a capo. Con una differenza: se l’altra volta per Boateng c’era stata la fila per prendere le difese del centrocampista (l’intera squadra del Milan era addirittura uscita dal campo, facendo sospendere la partita), stavolta la reazione non è stata altrettanto forte. Un esempio? Nessuno dei compagni ha seguito l'autore della protesta. E anche negli spogliatoi pochissima la voglia di commentare l'episodio: «Ne parlerà la società», ha glissato Allegri. Lo stesso Boateng ha lasciato lo stadio in silenzio. Parola dunque all’a.d. rossonero Galliani che ieri ha prima stigmatizzato l’accaduto - «Solidarietà assoluta a Constant perché sono cose inqualificabili» - per poi ammonire il calciatore, reo di essere uscito dal campo da solo (rimprovero ribadito anche nel comunicato del club che ha però fatto registrare una presa di posizione più forte contro gli ululati razzisti, «figli di menti miserabili, persino incapaci di formarsi opinioni, per quanto orribili esse siano. Non meritano tolleranza»): «L'ho detto, l'ho ripetuto e l'ho scritto a tutti che non si può uscire dal campo – ha spiegato Galliani - I cori sono ignobili e vanno combattuti ma le regole del calcio sono che quando succede una cosa del genere ci si rivolge all'arbitro, che lo dice al quarto uomo che a sua volta avvisa il responsabile di polizia, l'unico autorizzato a sospendere la gara». Domanda lecita: ma se l’arbitro in questione (Gervasoni) ha poi spiegato che il calciatore ha lasciato il terreno per i cori ricevuti e non perché era stato espulso – ammettendo così di aver udito gli ululati ma di non essere intervenuto, facendolo solamente quando Costant era oramai negli spogliatoi – cos’altro poteva/doveva fare il francese? Anche Filippo Inzaghi ha lasciato intendere come la reazione del difensore poteva essere differente: «Bisogna ignorarli, questa è la soluzione. Gli diamo troppa importanza, siamo tutti contro il razzismo. Se è una cosa di tutto lo stadio è giusto fermarsi altrimenti tappiamoci le orecchie e andiamo avanti». LA SOLIDARIETA’ DEGLI AVVERSARISingolare che ad approvare l’uscita dal campo di Costant siano stati i suoi avversari. A partire dal presidente del Sassuolo, Squinzi: «E' stato un brutto episodio che non dovrà ripetersi. Capisco il calciatore». Solidale con il collega, lo sloveno Kurtic: «Se Constant ha sentito certi insulti, ha fatto bene ad andare via». Non ha cercato scuse nemmeno il vice sindaco di Reggio Emilia, Ferrari: «E’un fatto grave e da condannare. Il razzismo è la negazione della dignità della persona, dunque non possiamo essere indifferenti. Come non possiamo accettare che siano i calciatori a essere offesi e a lasciare gli stadi: devono farlo coloro che adottano certi comportamenti». Che qualcuno lo ascolti. E magari lo aiuti. STE CARARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 25-07-2013