Giornalista per caso

PALLOTTA BACCHETTA UNICREDIT


ROMA. Ancora devono arrivare e già sono avvistati ovunque. E' bastato che ieri Gao Hongbo, ex allenatore della nazionale cinese (accompagnato dal traduttore) oltrepassasse la soglia del centro sportivo Fulvio Bernardini per far scattare il tam-tam mediatico e non solo. Anche all'interno di Trigoria, più di qualche calciatore si è domandato tra il sorpreso e il divertito se Chen Feng, numero uno dell'Hna Group interessato a rilevare quote del club giallorosso, fosse già arrivato a Roma. Svelato l'arcano - con Gao Hongbo che ha avuto modo di assistere all'allenamento dei giallorossi e di conoscere Totti e Garcia (oggi probabilmente presente all'impegno dell'Italrugby contro l'Argentina insieme a De Rossi) - la sostanza non cambia. Tuttavia qualcosa di nuovo sulla possibile entrata di soci cinesi nella Roma c'è da registrare. FRENATA USA Si tratta delle parole di Pallotta. Ieri il presidente della Roma e azionista di maggioranza del club ha diramato una nota nella quale si specifica di essere «fortunati ad essere i custodi di una grande organizzazione che attira gli interessi di persone che vorrebbero entrare a farne parte. Il nostro obiettivo come sempre è quello di perseguire ciò che è meglio per la Roma. Non possediamo alcuna conoscenza particolare sulla volontà di Unicredit di vendere la sua quota o sulle sue trasparenti ragioni per un dialogo pubblico. Pertanto noi come voi aspetteremo il prossimo ciclo di notizie per saperne di più». Una bacchettata ironica nei confronti di Unicredit (rea secondo Pallotta di aver fatto trapelare la trattativa) che non passa inosservata. Va ricordato che secondo i patti parasociali siglati nell'aprile del 2011, con la prima firma sull'operazione di acquisizione da parte di Neep Roma Holding Spa (proprietaria del 78% della As Roma), l'uscita di Unicredit era già preventivata. L'ingresso di nuovi soci, però, avrebbe dovuto avere il beneplacet della proprietà americana che ha anche il diritto di prelazione sull'acquisizione delle quote del socio di minoranza (allo stesso prezzo offerto eventualmente da un terzo). Cosa è cambiato e perché Pallotta ieri ha preso le distanze da questa operazione portata avanti dall'istituto bancario? I MOTIVI Bisogna risalire a quanto accaduto ad agosto. Tre mesi fa, attraverso la sua Raptor, l'imprenditore americano aveva acquistato il 9% delle quote in mano alla banca nella controllante diretta del club (la Neep Roma Holding Spa) portando il totale a 69%. Ma quello che più conta Unicredit, come ulteriore passo di disimpegno, si era svincolata dall'obbligo previsto dagli accordi precedenti di partecipare ai futuri aumenti di capitale. Questo svincolo permetterebbe in futuro a Pallotta, in caso decidesse di effettuare un aumento di capitale e la banca non partecipasse, di diluire ulteriormente la presenza di Unicredit nella Roma, senza che la banca possa avere indietro un ritorno economico. Per prevenire che questo possa accadere, l'istituto di credito (deciso a vendere il 20-25% delle sue quote e a tenere per il sé il 5%) si è messo alla ricerca di un nuovo socio che potesse subentrare (5 i dossier sul tavolo). Mossa che è piaciuta poco a Pallotta che si è sentito un po' come se fosse stato messo con le spalle al muro. L'aver fatto trapelare alla piazza l'interesse di un colosso come l'Hna Group, è stato infatti recepito a Boston come un voler forzare la mano da parte di Fiorentino e soci. Ora c'è il rischio che un eventuale stop alla trattativa possa essere attribuito alla parte americana, che tra l'altro vuole vedere a fondo sull'ingresso di Chen Feng. Partendo da un presupposto: Pallotta non ha nessuna intenzione di vendere. E intanto il titolo in borsa vola. Dopo la fiammata di giovedì (+10,1%), ieri ha guadagnato un altro +1,4% avvicinando quota 1,42 euro. STE CARARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 23-11-13