Mondo Parallelo

IL COLORE DEL MIELE


Oggi ho voglia di abbracciarmi, di stare da solo con me, di respirare un batuffolo di luce. Oggi non so, ma un poco mi sento triste, magari sarà la voglia di stare a guardarmi per coccolarmi un poco, chissà! Forse per compatirmi, per dirmi che in questo giorno tra tanti, sarebbe meglio confondermi con le nuvole in cielo e poi scendere sotto forma di pioggia lieve a bagnare l’erba dei prati, e rimanere appeso tra i fili di ragnatele d’argento intessute dagli opilionidi, tra i fiori lì accanto; o forse no, magari è solo la nostalgia di comporre una musica nuova che mi faccia volare con le ali del vento. E allora eccomi qui pianoforte, mi siedo, vieni che mi fai compagnia, vieni che ti sfioro i tasti bianchi d’avorio e quelli neri del color della notte! Vieni qui, e stammi a sentire. Adesso tutto è come un turbine che poi diventa uragano, un succedersi di note in continua evoluzione e mi martella le tempie con il suono che sto tessendo premendo sui tasti bianchi e neri; sui pedali i piedi a muovere intento e a far vibrare le note snocciolate in un contorno fatto d’un coro di fate. E con la mente, al martellar delle dita sulla tastiera di ghiaccio, piano e senza rumore, vago in un'altra dimensione, lontano! Trasgressione dolce e amara allo stesso tempo, ma sempre nuova e cara dei miei pensieri come una serie di sentieri nuovi in cui mi perdo e tutto il resto scompare. Sono travolto dall'emozione e in queste poche note trovate vedo doppie mani, sulle mie posate, e respiri vani ai miei respiri appesi, dosi di estasi negli armoniosi cuori invasi e pervasi da un suono che li riempie e mi stanno a guardare, spettatori senza corpo ma a me vicini in questo silenzio di note assorto. Quello che mi fa libero dentro, mentre è come se amassi il fiore che nasce d’incanto e che ha un volto dolce di donna, dischiuso nei petali rosa, fisso nell’azzurro dell’iride; mani come ali spiegate, le mie ali, ed il vibrare in alto ad ogni assolo d’un flauto che mi accompagna in volo e solo io sento, mentre veloce scorro i tasti che si muovon come  impazziti, sotto le dita; e vengo di colpo inghiottito da un vento che mi incalza dentro e poi chiudo gli occhi, in un salto assorto, coinvolto in questo libero e vero sogno di zucchero filato, di marzapane dolce e come il miele ambrato. E si rinnova dopo averlo inteso, dalla musica acceso, quel soffocato grido in gola pronto ad uscire, solo, ascoltando tra un battito lento del tempo che scorre, la mia vita che si dilata e mi compare tra le dita, compagna della musica fatta di giorni e di notti, gli uni alle altre uniti, notti intrise di cielo e di stelle, giorni di sole e di lacrime bianche, a rigare le guance. Ricordo, con le labbra aperte al sorriso, cercando tra i fogli di carta dello spartito, quei  giorni con un filo d’erba tra le labbra, e lo stringevo piano, quasi a succhiarne la linfa dal sapor di clorofilla e di grano. Sì, ricordo che ero seduto su un muretto fatto di tronchi e di sassi calcinati dal sole; poi viva vedevo una locomotiva che saliva sulla collina, sempre più in alto, e che un giorno tra tanti di quelli passati ad aspettarla per vederla arrivare, mi ha rapito senza freni, trasportato via con lei che fischiava lungo la valle del sentimento e del mio osservare; e poi insieme scomparivamo nel cielo, io con lei, oramai diventati un puntino, nel foglio azzurro di mille emozioni, confuso tra tanti a formare le note di una poesia che è musica lieve e dal cuore quasi d’incanto, m’è uscita, per colorare il cielo del colore del miele.  Giov@nni