Mondo Parallelo

COME IN UN LABIRINTO


Non ho nulla da aggiungere di fronte a tutto ciò che già ho detto e che mi è sfuggito magari dal cuore in questo giorno di sole. Gente che mi spinge, gente che mi invita a parlare per rompere la monotonia di un velo nero che è costretta a portare davanti agli occhi, non solo per la loro religione, ma anche per fuggire agli sguardi curiosi dei turisti. Donne che mi chiedono perchè ho gli occhi di cielo e vorrebbero toccarlo solo guardando nel mio sguardo. Di sotto le vesti alzate dal vento il colore di una lingerie di prim'ordine e un fisico di Venere. Donne che mentre fai colazione mi guardano curiose e alzano il velo per ingerire ogni boccone con un movimuento talmente naturale che mi tocco il viso per vedere se per caso ho un velo anch'io. Poi sorrisi di buongiorno e i bimbi vicino che nei lineamenti arabi nascondono un mistero fatto di mezze lune che si affacciano e si specchiano nel mio sorridere loro agitando la mano per salutarli, come in un gioco fatto di gesti. E nella compostezza del salone, con musica rilassante di sottofondo, musica anni ottanta, mi fermo a parlare in inglese, dopo fatta colazione, con una giovane donna, sola, seduta al mio fianco e con solo il volto coperto da un velo trasparente nero. Mi parla di sé, del marito che lavora ad Ankara e che non vede mai, mi dà un numero di telefono e un indirizzo per visitare la sua pinacoteca. Io dico: "grazie! Se posso verrò con piacere!". Fuori il mondo caotico del centro, un rumore assordante, un dedalo di strade e di negozi uno dopo l'altro; un angolo di mondo unico e meraviglioso, un ombelico del mondo. Qui mi confronto con tutte le razze, con tutte le religioni, nel caos di una Istanbul che mi assorbe e mi fa girare la testa nel suo caotico turbine di vita. Io, resto a guardare, io solo uno tra i tanti di una megalopoli che mi stordisce e mi affascina. Io, solo, in mezzo a tanta gente, tanta gente sola, di fronte a me e a se stessa... Giov@nni (By smartphone)