Mondo Parallelo

LO SPECCHIO


No, non abbiamo sognato questo, siamo realmente qui, con le facce arrossate, a sipario abbassato e senza applausi. Nessun effetto, per quanto semplice, nessuna parte, per quanto senza importanza, sono riusciti. Non c'era un aspetto del nostro spettacolo, nemmeno l'enorme uccello impagliato della felicità, per cui una parola gentile, seppure con aria di protezione potesse essere detta. Tuttavia, ora che finalmente vediamo ciò che siamo nella nostra introspezione, né a nostro agio né per burla, ma oscillando sul nostro cornicione estremo, sferzato dal vento e sovrastante il mutabile vuoto, vediamo che non siamo mai altro che noi stessi. Ora che le nostre ragioni vengono zittite, non c' è nulla da dire, non c'è mai stata un nostra vera volontà. Essa chioccia tra le nostre mani. Non c'e via d'uscita, non c'è mai stata e in questo stesso momento, chiudiamo per la prima volta nella nostra vita, non i suoni che come attori nati abbiamo continuato ad usare fin qui come un mezzo eccellente, per ostentare la nostra personalità ed apparenza, ma la parola che è la nostra unica ragione d'essere diversi da tutti gli altri abitanti della terra. Non che si sia migliorati. Ogni cosa, i massacri, le frustate, le menzogne, i pettegolezzi e tutte le loro copie in carta carbone, sono ancora presenti, ora più evidenti che mai. Nulla è stato ricostruito; la nostra vergogna, la nostra paura, la nostra teatralità incorreggibile, i nostri desideri, e la incapacità di risoluzione, sono ancora lì, più intensamente che mai, e sono tutto ciò che abbiamo. Ora è soltanto e non a dispetto di essi ma con essi che veniamo risucchiati da quella tutt'altra vita da cui siamo separati per un profondo e sostanziale baratro. E di esso, le nostre progettate fessure di specchio e di arco di proscenio, ora finalmente comprendiamo. Sono segni debolmente importanti, così che tutti i nostri significati sono invertiti ed è precisamente nella loro immagine negativa del giudizio che positivamente ci è consentito di considerare la miserdiscordia del nostro perdonare. È proprio qui, tra le rovine e le ossa, che possiamo gioire del grande lavoro che non è identificabile con il nostro. Gli spazi ci accolgono con tutte le loro grandiose, antiche e immense prospettive di meraviglia, la nota vibrata nella ristabilita relazione del nostro stato non annoiato, con i nostri soffocanti banchi di fiori artificiali, l'incantesimo operante del nostro accorgerci di essere qui, di essere noi, di esserci, di essere, di vivere il mistero del mondo. ------ Giov@nni (...Otherwise)