Mondo Parallelo

TROPICO DEL CANCRO


Sole allo Zenith nel mio emisfero boreale, sole che mi avvolge mentre viaggio nel tempo e nello spazio della mia stella alta all'orizzonte, come Icaro ma senza le ali. Mi sono fermato a prendere fiato sopra un parallelo, quello del sole che mi è familiare e che alla luna ha rubato un po' di colore, quel mistero che si porta nel cuore mentre nel cielo deve ancora apparire. Sole alto nel giorno dell'anno in cui mi perdo, con una parabola apparente molto ripida all'orizzonte: è il giorno che nel solstizio mi assorbe il colore del cielo e si perde il pensiero nel mare che forma tutt'uno con quell'ultimo orizzonte che scorgo lontano, da sotto la mano a riparare dalla luce lo sguardo. Più a nord, i raggi non sono mai perpendicolari al mio corpo, seduto a guardare sulla terra nascere un fiore; e la mia ombra riappare per un istante, credevo, dal mio parallelo di averla perduta. Poi a sud, lungo la fascia intertropicale, sento il viso cosparso di sale, e l'onda mi coglie calda in un abbraccio di blu, il giorno in cui il sole all'orizzonte è a mezzogiorno e anticipa rispetto al solstizio d'estate. Allora guardo l'equatore dal mio tropico, il tropico del Cancro. Ho perso le chele, lungo il percorso parallelo a quello dell'equatore, e resto sospeso. Nulla cambia, tutto si fonde nel quadro del tempo che resta fermo, e i colori di sole colano dalla tela dipinta di rosso, in fondo al mio mare, nell'immenso del cuore, col passar delle ore. .... Giov@nni (... By now)