Mondo Parallelo

LE RANE E L'EREMITA


Cera una volta un uomo, un eremita per la verità, magro magro, allampanato e sempre vestito con un camicione bianco e lungo fino a terra. Non mangiava mai carne, né dolci e si nutriva in pratica di insalata, senz’olio. Si era costruito una capanna, in una vallata selvaggia, tappezzata di boschi e cespugli arruffati. E anche di qualche stagno. E gli stagni, sono popolati di rane garrule e chiacchierone. Così, quando si immergeva nella preghiera della sera, attraverso le finestre arrivava il “cra-cra” incessante e ossessionante delle rane. Tanto più che al gracidio si univano i ronzii di mosche e zanzare, il rumore dei becchi degli aironi, il fruscio delle foglie. L’uomo cercava allora di concentrarsi nella preghiera e stringeva con grande intensità il suo piccolo crocefisso, ma le rane instancabili si davano il cambio e non smettevano mai. E lui allora si metteva a recitare le preghiere a voce altissima, gridando con tutte le sue forze per vincere l’irrefrenabile gracidio delle rane, ma non serviva a nulla. Sempre più irritato, si affacciò alla finestra e gridò: “Silenzio! Sto pregando!”. Era un uomo risoluto e gli ordini di tali individui vengono sempre ascoltati. Immediatamente, i boschi, e gli stagni piombarono nel silenzio, come un fuoco che si spegne, e la capanna di quell’uomo risoluto fu avvolta da un silenzio profondo e ovattato. “Oh, finalmente!”, sospirò. Rospi e rane non facevano più il minimo rumore, gli aironi guardavano la finestra della capanna con il becco chiuso, le mosche e le zanzare non osavano alzarsi dalle foglie su cui si erano posate, e persino il vento della sera taceva. Soddisfatto, l’eremita riprese la sua preghiera. Ma non era contento, si sentiva a disagio. E chiaramente dentro di sé sentiva una voce che diceva: “E se a Dio il canto delle rane piacesse più delle tue preghiere?”. Sorpreso e turbato, l’eremita rispose: “Ma come può Dio trovare piacevole il gracidare delle rane e il ronzio delle zanzare? O qualsiasi altro rumore? E poi, perché mai avrebbe creato il rumore? In preda a tali dubbi e interrogativi, si affacciò di nuovo alla finestra e, pentito, disse: “Vabbé! Fate come volete”. Tutto ricominciò come prima. Insetti e rane riempirono di un ritmo dolce il silenzio della notte. Le orecchie dell’uomo solitario non opposero più resistenza e, quello che prima gli pareva un ignobile fracasso, gli sembrò improvvisamente una musica incantata e stupenda che avvolgeva tutto. Pieno di stupore, si accorse che il suo cuore batteva all’unisono con l’universo. E il bosco e il cielo, i cespugli, il vento e le creature piccole e grandi erano in sintonia coi suoi pensieri. Ecco, a volte siamo noi che non capiamo il senso dei suoni che percepiamo perché solo i nostri reputiamo contare di più, quelli che sfociano nel malcontento e nell’irritazione di volere tutto come a noi piace, anche il mondo fatto di sinfonie e di vita che pulsano nell’unico e grande respiro della natura di cui abbiamo dimenticato d’essere da sempre parte integrante. Giov@nni (By ASUS memopad HD 10)