Mondo Parallelo

MAGARI POTREI


Corro nelle più grandi distese del cuore, laddove non esiste orizzonte che possa condurmi nella certezza, corro a perdifiato laddove la luna si confonde con la mia ombra per poter un giorno, all'alba del sole, abbracciare la luce che mi trafigge gli occhi e il cuore. Corro e non voglio fermarmi. Corro e, no, non mi lascerò ingannare dall'immortale selva dei miei pensieri più grandi, e dai miei aneliti, perché di lì posso uscire solo se corro, senza mai sostare un attimo. Ecco, sì, un giorno poi contemplerò le mie mani, vi troverò i segni delle carezze date e leggerò su ogni palma le strette fatte di abbracci pieni di affetto e di stima, vi troverò scritte nelle ferite rimarginate, tutte le lacrime asciugate e mai versate, e capirò di aver vinto contro un cuore privo di scorciatoie, il mio, che non vuol intender ragioni al di fuori delle solite che lascio maturare fino al giorno in cui mi convincerò e le lascerò scoppiare. E allora mi sommergeranno di emozioni e di sensazioni represse, mai sciolte dal nodo che le stringeva e le teneva raccolte come un fascio d’erba appena tagliata; mai abbracciate, forse per la stanchezza di doverle poi sopportare e riporre nel loro angolo di essenza una volta liberate, forse per quel senso di insoddisfazione che in fondo, dopo il primo impeto di frenesia e di impazienza, mi accompagna e mi induce ad essere più accorto e meno impetuoso. E sarà allora che una luce diversa mi attraverserà per sempre. Certo, mi guardo dentro e ricordo ogni momento fatto di gioia e di sentimento mai espresso, forse per non ferire chi invece non aspettava che un cenno. Ma non conta niente adesso, l’acqua sotto i ponti è cheta ma nasconde i suoi mulinelli e corrode anche i sostegni di pietra. Ero lì quel giorno, da solo, ero lì quel mattino di pioggia, eravamo lì quel giorno di nebbia, io, la mia anima e il mondo, che, da sotto quel cielo di agosto, ricordo, cercavamo d’esser tutt’uno nel battito lieve di due ali spiegate e distese nell’azzurro chiaro delle mie emozioni, nel sorriso di un arco sotteso nel mare per dirmi che è bello continuare a vagare; così, senza un perché, senza nemmeno sapere cosa cercare, e, guardando le nuvole correr veloci nel sole, additare quel punto del cielo dove vorrei di colpo arrivare. Fermarmi poi lì vicino, magari per poco, magari per gioco, la mente serena, nel cuore un sospiro; magari potrei provare a sognare o forse  pensare a quello che non ho mai pensato, magari potrei anche pregare, magari, sì, forse, magari ieri,  non so,  magari… me n’ero scordato! Giov@nni (by Sony Xperia)