Mondo Parallelo

E SOPRA IL CIELO


Qui nel deserto del Sahara la sabbia mi tien compagnia anche quando da sotto la tenda la notte scende e sopra l’aperto trasparente del tetto del telo sul capo  le stelle sono più grandi e le costellazioni non si riconoscono perché sembrano scolpite nell’oro. I tuareg mi guardano paludati nei loro indumenti azzurri e bianchi e poche parole in francese rompono il silenzio che mi scava dentro. Sorrisi, poche frasi in lingua sconosciuta che non è arabo ma vi assomiglia; fa meno caldo, ma siamo sempre su temperature sopra i ventisette gradi anche adesso che sono le ventidue e, leggero un alito simile a vento, si tramuta in fruscio, impercettibile, ma è più forte il rumore del mio cuore che batte nel petto. Ovunque un silenzio che mi avvolge e mi dà la sensazione dell’infinito. Potrei dormire fuori, sopra quella specie di materassino che mi separa dal pavimento, ma malgrado non sia solo, ho un po’ di timore o forse è il suono del deserto che mi fa paura, il suono del silenzio. Ho trovato un sasso stamani, mentre ero sopra le dune infuocate, di color rosso acceso, profumato di cielo, lo sto contemplando prima di addormentarmi. E’ difficile trovare una pietra sotto la sabbia, “lo tengo come portafortuna”, mi dico poi il sonno mi vince. Più in là le strane mura di pietra sembrano uno scheletro in cui la luna enorme si riposa per lasciare sulla sabbia il suo segno ricurvo, quando il sole comincerà a salire. Marrakech è lontana con le sue case fatiscenti, con la sua sporcizia, la sua miseria immensa, le mille Kasbah dedalo di favelas e di miserabili vie con mercati di spezie e un assordante vociare. L’oceano di Essaouira, azzurro, pittoresco e sporco è lontano, ma è come mi si parasse davanti agli occhi fatto di sabbia. La prima sensazione, ricordo, era quella di fare un giro sui bastioni marittimi della medina. E più in là, nella pianura del Souss mi sembra di toccare ancora l’albero dell’Argania, che solo là cresce. E’ quello da cui si ricava il famoso olio di argan. Me lo sono spalmato purissimo per non scottarmi la pelle del viso e per idratare le mani secche per il calore della sabbia: e ho visto goccia dopo goccia riempire la boccetta che poi ho comprato. Profumo inconfondibile, profumo d’Africa, a occidente di questo deserto che nasconde tramonti di fiaba e crepuscoli che ti asciugan le labbra. Non è facile far finta di niente, non è facile tornare alla realtà dopo i giorni e le notti passate a vagare tra il colore dell’oro. Non si può descrivere la sensazione di immenso che si prova ad essere seduti su una duna, avvolti in un turbante che ti lascia solo gli occhi scoperti, e tu sei il mondo e il mondo sei tu. Poi il senso di rispetto e di libertà degli abitanti delle dune, sono incredibili; si ha come la sensazione che non vogliano turbare il silenzio che loro stessi conoscono bene e si portano dentro. Il mio unico cruccio, ogni mattino, al risveglio, la jeep che funzioni sempre e non mi abbandoni perché i cammelli sono sì simpatici, ma hanno un odore terribile e poi devi stare attento ad accarezzarli perché la bocca di un coccodrillo, se per caso ti mordono per scherzo, magari per scacciare un insetto, è poca cosa! Notte. Parole poche in un francese stentato, più tuareg che altro, gesti di saluto, segni sul petto ad accennare un ciao, quasi come il nostro segno di croce ma solo da l lato del cuore; una cena a base di particolari ingredienti e spezie, un sorso d’acqua minerale, poi quattro passi fuori, lungo la tenda mentre le stelle mi cadono addosso e devo schivarle altrimenti la loro luce mi inghiotte, e, certo lo so, loro anche lo sanno, che vorrei farne parte! Giov@nni (By Sony Xperia)