Mondo Parallelo

DA QUALCHE PARTE NEL CIELO


Tu mi mostri la strada in mezzo al buio quando non vedo più nulla, ti posso guardare negli occhi, vedere i miei e i tuoi sentimenti riflessi e nascosti; a volte sorridi e piangi con me, e ti mostri per quello che sei; una madre amorevole sempre. Il sole tuo sposo, mi fa veder anche quello che non vorrei, tutto, sì, ma si vergogna lo so, un poco, perchè scopro che non si vuol far vedere in viso, e usa la forza del fuoco, e questa è la sua virtù, che lo rende accecante, un padre forte che tenero non vuole apparire. Un raggio di sole, si sposta più in là, e si posa sulla mia mano, petali rosa che cadono e lasciano impronte di idee nel vento disperse, in questo tempo che nulla contiene, nel vortice che non mi appartiene. Un raggio di sole, come un'idea luminosa che mi prende di colpo fantastica e lieve, nasce allo sbocciare del fiore più bello, un piccolo fiore dentro di me, in fondo al cuore, come fosse un piccolo sole. E mi dice che in verità, nella realtà di un momento di pace, non sono solo, ma questo lo so; perchè ho un angelo accanto, anche se a volte mi può sembrare lontano; là, da qualche parte, nel cielo mi tende la mano. Tra le nuvole vola, appeso ai fili che pendon dalle stelle, son raggi di luce sottili, e forse quello è il suo regno, il posto da cui gli angeli vengono, non dove risiedono, perchè sono dovunque. Devo solo chiamarli a gran voce; il mio ha il volto di un bimbo, mi sorride, lo vedo e si siede vicino, ma se guardo bene, ne scorgo più d'uno. Son lì che aspettano che gli chieda qualcosa, non so, mi sento un po' imbarazzato, ma poi riprendo il mio incedere a passo veloce nel giorno che avanza. Guardo distratto lungo il cammino, da sotto quel ponte, un treno che fischia, come un'eco lontana, nel ricordo, attaccato al panno sudato dell'afa estiva mai nata, appagata dall'ultima occhiata dell'angelo che mi saluta da sopra il tetto di quel treno che avanza per poi scomparire, inghiottito dal nero di un pennello di fumo. Poi giro le spalle e, muto, cammino senza suoni qui attorno, nel sole del primo mattino, di sopra la strada ferrata, aggrappato alle ali d'un bimbo che ride sbattendo gli occhioni celesti del colore del cielo e, lui, guardandomi in viso, mi tira i capelli e poi scappando veloce, mi lascia cadere e poi mi riprende, e come fossimo vento, tra le nuvole rosa un altro si affaccia, mi guarda, poi tace, e l'altro mi afferra: "Che aspetti?", mi dice. Silenzio, io non rispondo, tanto c'è il vento che parla per me. -----------Giov@nni (Near the sea)