Mondo Parallelo

OLTRE LA LOGICA


"Il pieno compimento della legge che regola i rapporti tra gli uomini: l'amore". È un'affermazione che va ben al di là della logica legalista che invita ad allontanarsi da un atteggiamento moralistico rigido e angusto per assumere prospettive più larghe e più gioiose. Senza alcun debito con nessuno, se non quello di un amore comune. C'è pertato un debito che gli uomini hanno; ed è l'unico; è infatti l'amore vicendevole. A noi, una volta liberati da ogni altro legame, resta quest'obbligo vincolante. Si potrebbe dire, in altre parole, che c'è un diritto del prossimo verso ognuno di noi, quello appunto all'amore, il diritto ad essere voluti bene. Questa affermazione si scontra con la nostra pervicace mentalità egoistica e ci richiama il debito dell'amore che è molto di più del semplice rispetto, che pure è già una conquista, ricordando anche la correzione e il perdono fraterno che richiedono per la grande attenzione e sensibilità. C'è, infatti, un modo di non dire le cose che non è rispetto, è anzi indifferenza. Ogni uomo ha il dovere di aiutare il proprio fratello quando sbaglia, come anche ognuno ha il diritto ad essere perdonato. Purtroppo viviamo in una società che sempre più ignora il perdono, appunto perchè non conosce il debito dell'amore. Certo, nel paradosso di oggi tutto è più difficile: tutti parlano e parlano da tutte le tribune, in tutte le piazze. E in questo generale parlare emerge un grande lamento: non si parla più in casa, non ci si confida più tra amici. Si parla a tutti gettando al vento la parola. Persino tra gli amanti si parla e si litiga su Facebook. Forse, a monte di tutto questo povero teatrino dove viene ridicolizzato banalmente il dramma del cuore, c'è una lacerante solitudine in cui, impauriti uno dell'altro, non si ha più il coraggio di incontrarsi, di guardarsi negli occhi, insomma di amarsi. Gli uomini non si amano più ma di fatto, si amano gli uni contro gli altri. Apparentemente enigmatico, il pensiero che mi è balenato nella mente, mette il dito nella piaga: il cuore assetato di amore oggi non sa più vivere se non in conflitto permanente. È più facile giudicare che comprendere, è più facile sbattere la porta in faccia che accogliere. Troppe volte ci si è sentiti colpiti alle spalle da insinuazioni, giudizi malevoli, calunnie da chi in faccia poco prima ti ha sorriso e si é congedato con cordiale stretta di mano. Ma come si può con la stessa bocca benedire e impalmare un uomo e maledire i suoi fratelli? Se c'è qualcosa che non va, se non capisci qualcosa del comportamento di un amico, se vi siete feriti a vicenda, perchè distruggere tutto con questo sparlare a destra e a sinistra là uno contro l'altro. Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va e ammoniscilo. È un vento di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri. Se tuo fratello sbaglia, tu vai, tu per primo inizia il cammino. Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita dell'altro? La ragione è tutta in una parola: «fratello». Solo se porti la speranza e la gioia dell'altro, se hai assaporato le sue lacrime, se lo ami, allora sei autorizzato a intervenire. Non è la verità che mi legittima, ma la fraternità. Accetterà la tua verità purchè si sposi con la tenerezza. Certo ci vuole più coraggio ma è più degno dell'uomo affrontare un rapporto guastato, con un parlare fra "te e chi ti sta di fronte". Quanto più sei libero dai conflitti interiori con te stesso, tanto più troverai parole che aprono una strada per rincontrarti con tuo fratello in una comprensione e in un' amicizia ancora più alta. Ma a che cosa serve poi? Di certo si può dire che tutto ciò è la sorgente del rapporto buono con l'altro, la roccia solida su cui poggia la casa del mondo, la misura alta dell'io e del tu che diventano noi, quella forza di amare che ti convoglia nello stellato fiume. E avrai messo un tassello in più nel mosaico della pace. --------------Giov@nni