Mondo Parallelo

DUE SCALE, UN PIANO


La zaffata d'erba fradicia, di troppa acqua venuta giù tutta d'un botto, ha un odore forte che pizzica le narici; tutto il traffico al di là del marciapiede grigio, è come pattinasse su una scia d'acqua. La vita scroscia sui vetri dell'auto, a caccia di un posteggio, per poi proseguire a piedi fino alla banca. Minaccia ancora temporale. Nessuno in giro a piedi. Solo auto che schizzano acqua dalle pozzanghere enormi, ai lati della via. Livello di attenzione zero per i rari pedoni sui quali viene proiettato il diluvio di fango dalle gomme, e la mia mente, intanto, adesso che sto passando di fronte al nosocomio, diventa parte del quotidiano fremere del tempo. Un amico, persone care, altre incontrate per caso, sì, ricordo, le radiografie urgenti perchè la tosse di mio padre non se ne andava. Fino a quella mamma, rammento, in pronto soccorso, un inedito quadretto di un giorno qualsiasi di ieri, e la differenza da allora la devo adesso verificare. Ma sì, andrò dopo in banca. Entro nel monoblocco, chiudo l'ombrello e mi avvio a salutare un mio amico medico al quarto piano. Un tempo, quando non avevo fretta, salivo a piedi, quando le visite erano più tranquille, in altre occasioni, in più pacate situazioni, senza urgenze. Oggi no, non ho voglia, prendo l'ascensore. Ricordo, un ascensore, un amico che stava male, la fretta di accompagnarlo, per farci compagnia anche in quel momento, in quell' "adesso", fatto di silenzi e di richiami degli altoparlanti. Poi, per scendere giù, in giornate come questa, sì, vado a piedi. Alla fine, trovo due scale e un piano di sotto e, nascosto in un angolo, intravedo l'ascensore. Anche, di traverso, dentro un corridoio buio un landò blu, paffutamente ornato con tutte le sfumature del rosa. Più in là, una famigliola che torna a casa. Li vedo tutti debordanti di gioia con la nuova arrivata che strilla in braccio alla madre. Due scale, salgo nel landò, il cocchiere frusta i due cavalli delicatamente, con un gesto veloce ed impercettibile, un sibilo lieve, uno schiocco. Me ne vado per i sentieri della fantasia, per una stradina di ciottoli bianchi, e salgo, e poi a destra e ancora in alto fino a spezzare le lacrime delle nuvole nere. Due scale, un piano, un landò blu. La vita tutta, con i suoi gioiosi misteri, le sue tappe misteriose è qui, adesso; sì, in questo giorno super bagnato di fine settembre, nell'equinozio di ieri, e ieri... è ormai passato. ------ Giov@nni