Mondo Parallelo

QUALCOSA CHE NON C'E'


Tutto questo tempo a chiedermi cos’è che non mi lascia in pace. Tutti questi anni a chiedermi se vado veramente bene, così come sono, così… e la verità è che ho aspettato a lungo qualcosa che non c’è, invece di guardare il sole sorgere… e miracolosamente non ho smesso di sognare, e miracolosamente non riesco a non sperare. E se c’è un segreto, è fare tutto come se vedessi solo il sole. Sì, un segreto è fare tutto come se vedessi solo il sole e non qualcosa che non c’è. E’ nel quotidiano che si tesse la rete del poi, dell’infinito. Ogni giorno è un nodo. Puoi non pensarci, ma il giorno della verità arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato nel tuo cammino. Il fiordo era immerso nella tranquillità della notte artica, e rimanevo seduto a guardare la stella polare, su una roccia a picco sul mare. L’acqua sciabordava leggera sulla spiaggia, la vedevo tranquilla arrivare e poi scomparire inghiottita dalla sabbia. Il pescatore vicino a me fumava la sua pipa e silenzioso mi sorrideva girandosi ogni tanto a guardarmi mentre intrecciava la sua rete nuova. Lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. E curioso lo osservavo e colpito dalla maestria e dalla velocità di tanti strani nodi mi sentivo imbarazzato. Quante volte mi sono recato a tener compagnia a quel pescatore che tesseva la sua nuova rete per cercare di carpire il segreto di quei nodi!  Lui parlava, ma io non capivo una parola di norvegese, e lui non conosceva né inglese, né francese, né spagnolo. Ci capivamo a moti. Dopo un po’ di tempo, vedevo, pur nella mia ignoranza in materia, che la corda era scabra. L’appretto per impermeabilizzarla era ruvido quando me lo faceva toccare; le mani facevano male a scorrerla, tra le maglie. E mi accorgevo che nei giorni che passavano, le maglie si allentavano sempre più, i nodi erano sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata. Ma io non dicevo nulla. E come potevo, io, tenere testa e dare consigli a un vecchio esperto come quello che avevo di fronte e che non parlava altro che la propria lingua? Solo facevo cenno di tirare la maglia per fargli capire che secondo me era un po’ allentata. Ma lui sorrideva, tra uno sbuffo di pipa. Era primavera, ricordo, ed ero lì in vacanza a Bergen per alcuni giorni. Poi arrivò il momento di provare la rete nuova. Arrivò quel giorno il nipotino, si chiamava Eric. Una volta calata la barca nell’acqua il ragazzino saltò a bordo; io da lontano salutavo con la mano, e guardavo lenta scivolare la barca sull’acqua. La rete affondò nelle acque verdazzurre, e il nipotino batteva le manine nel vedere tanti pesci argentati saltare e guizzare nella rete ben piena. Ad un tratto, tirando la rete insieme al vecchio, Eric, vinto dal peso, piombò nell’acqua, proprio in mezzo alla rete. Io mi alzai di corsa per andare a vedere cosa fare per portare aiuto, ma il vecchio mi fece cenno di stare tranquillo. Leggevo i suoi pensieri: “Non è niente!” E issava velocemente la rete a bordo. “La mia rete è solida, e mio nipote verrà su insieme ai pesci!” …. La rete uscì dall’acqua leggera. Ahimè, al fondo aveva solo un grande squarcio…. I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aperte… Il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo. Un fiordo profondo. Silenzio, un silenzio così grande che nemmeno l’onda faceva più rumore, il silenzio della stella Polare che scintillava come un faro puntato su un mulinello d’acqua, il silenzio di un cuore che batteva piano, il silenzio, quel giorno, mi ha preso per mano, come fosse adesso, come ieri fosse oggi e nel fiordo avessi dimenticato la mia anima. Una poesia che parli a un solo cuore: là, in fondo a quelle acque verdazzurre. Questo vorrei essere, solo una poesia,  adesso, e per sempre.Giov@nni