Mondo Parallelo

SCARPINE BIANCHE


Una stanza d'altri tempi che ricordo con amore, mobili vecchi segnati dal tempo, mi vengono incontro, mi cadono addosso, ma io fuggire davvero non posso. Lì resto a guardare, seduto di fronte, su una sedia di noce, le narici colpite da antichi profumi d'anice dai cassetti foderati di ricordi, di velluto rosso rivestiti; la vedo come fosse adesso. Sta lì, in bella mostra al centro del comò. Una statuetta accanto di porcellana, e più in là due colombi in amore. Le mie mani curiose di bimbo giocoso, il coperchio d'ebano hanno aperto. Una piccolissima ballerina di bianco vestita fa un inchino, punta i piedini e vorticosamente gira su sé stessa. Braccia tese in alto, ad abbracciare il cielo. E io resto muto, là davanti, per vederla ballare alla musica lieve d’un organetto minuto, occhi dolci, braccia bianche e un tutù rosso acceso. La ballerina nel carillon mi guarda e mi sorride, mi invita alla danza e tra gli occhi una lacrima scende a bagnare le gote e un bacio mi invia con le labbra socchiuse, gli occhi di pianto imbevuti. La danza del tempo, nella polvere bianca lì intorno che ricopre il legno di quercia e di radica rossa. E lei ruota sulle scarpine di raso, una ha un nastrino slacciato, potrebbe cadere. La fermo, lei mi stringe le braccia mentre riallaccio le pantofoline bianche, dalla punta schiacciata. Un brivido lungo la schiena, sensazione strana di dolcezza infinita, e le lacrime mi bagnano il collo, le sento scivolare giù per la schiena, e lei che stringe le mie spalle più forte, il suo viso umido d'umor di sale sul mio; e riprende a danzare e mi trascina nel vortice di una pedana bianca di madreperla che gira, in punta di piedi, là, sicura sulle sue scarpine bianche, e gira, e gira: sembra non volere fermarsi, mi guarda, s’asciuga gli occhi e sorride. Poi, d’improvviso, la musica tace, le braccia protese a raggiungere un sogno, immobili alzate, nella luce che filtra a trafigger le sue dita con un raggio di sole, mentre la polvere bianca crea mulinelli di granelli minuti, e piano, in punta di piedi, esco da quella stanza e lentamente chiudo la porta dei ricordi. E, mentre scendo le scale, una musica dolce di carillon riaffaccia alle mie orecchie. Sorrido. Un' ultima danza che mi invita a tornare, un lieve fruscio, un saluto nella musica lieve come un sussurro, il cuore che batte, un tutù rosso acceso nel petto, le braccia protese nel sole, scarpine bianche sorreggono un corpo lieve che danza, piano, piano, così, senza far rumore. Giov@nni