Mondo Parallelo

LA GOCCIA E IL MARE


Ed ecco sul tronco si rompono gemme: un verde più nuovo dell'erba che il cuore riposa. Il tronco pareva già morto, piegato sul botro. E tutto mi sa di meraviglioso incanto, e sono quell'acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi, più azzurro, il suo pezzo di cielo, quel verde che spacca la scorza che pure stanotte non c'era. La goccia guardava alla propria tristezza come se fossero bolle di sapone soffiate da un bimbo attraverso un cerchio di fumo e passava il tempo giocando con le unghie, mentre annegava tra tante a formare un ruscello. Poi ha cominciato a correre insieme alle altre sorelle, senza sapere che sarebbe finita nel mare, inghiottita dalla sua più piccola onda, per farne con altre ancora piccine, una più grande. Da quel momento ho continuato a infrangere specchi invano, cercandone uno che non riflettesse più, uno specchio che infrangesse me. Se dovessimo dimorare nel passato i nostri occhi guarderebbero sempre all'indietro, mi dicevo, preoccupato che quell'acqua fosse priva di colore, l'aria priva di sapore, l'occhio privo di lacrime. E chino su quel fossato, stordito dal gracidar delle rane, mi sono fermato a coglierne il lento scorrere come quando sul viso appare una stilla salata, confusa nella nebbia d’autunno. Come la goccia, scomparsa nel vortice di mille cerchi di schiuma, pensavo che in fondo, non siamo altro che una delle probabilità dell'esistenza. La nostra vita… come un equivoco di possibilità concesse e io, quel giorno, ho mescolato macchie di inchiostro con il sale del mare e con le ferite dell'anima. Ho scritto su deserti di foglie e poi ho unito insieme con fili di seta ali e desideri e ho cercato di volare, mentre di sotto, il gorgoglio dell’acqua che mi salutava da quel pigro borro, continuava a ripetere tra il saltellar delle rane: “che aspetti ad andare?”. La nebbia copre ogni cosa e oggi sarà domani, tra i respiri delicati di un mondo nascosto dietro una lente sfocata, di minute gocce di pioggia formata, che cerca se stessa e, nel frattempo le luci sono passate, la nebbia si è fatta più fitta, e piano, le ombre si sono ritirate per andare a giacere nei loro letti di foglie ingiallite, là, in fondo al sentiero, nascoste da un piccolo dosso, poco lontano  dalle rive di un fosso. Giov@nni