Mondo Parallelo

LA NOTTE RUBATA


In un angolo oscuro della stanza della mia mente intravedo un'ombra, due ombre, fili di ombre che danzano con aghi di fuoco che lavorano il freddo fuori dalla soglia; li indosso e il mio sogno vacilla. La notte chiede chi sono con la sua insonne intimità profonda e oscura e io sono la sua voce ribelle. Velo la mia realtà con il silenzio e avvolgo il mio cuore nel dubbio. Strano spettacolo, quasi una farsa. Fisso lo sguardo mentre i secoli mi chiedono chi sono, anch’io mi chiedo chi sono. Nella confusione che fissa l’oscurità al cielo, nulla mi dà il desiderio di chiudere subito gli occhi e sognare, ma rimango in silenzio abbracciato all’oscuro mantello che copre le cose. Continuo a porre domande, ma la risposta continuerà a celarsi in un miraggio; continuo a credere che sia vicina ma se la raggiungo svanisce, s'estingue e scompare. Ombre disperse con i semi dei girasoli in un magico luogo racchiusi. E nel silenzio sovrano, tra il nero di pece, come un sospiro lontano. Un suono piagnucoloso penetrò in quel momento il nugolo di persone che mi attorniavano. I giardini rimasero sospesi, paglia sparsa le parole. ”Hanno rubato la notte”, dicevano, “ma non sono stato io!”, da dentro rispondevo. Il vuoto dell'assenza è amico, la terra è al tramonto, da troppo, la notte non cerca conforto, sola, rimane ed aspetta, immobile ferma nel suo regno di stelle. E resta, come sospeso nel bailamme del tempo che del buio si nutre, nel nero di una notte rapita dal cielo che piano scosta il suo velo dal volto di cera del mondo, solo il mio cuore rosso e palpitante di sole; così, tra le mie mani acceso per iniziare un nuovo giorno, sotto la polvere della pioggia fine, ritorna il sereno nel nascere lieve d’un arcobaleno. Giov@nni