Mondo Parallelo

IL SENTIERO


Mi leverò e andrò, ora, andrò a cercare un sogno che ho smarrito al mattino, costruirò una capanna di nuvole di marzapane laggiù, dopo averlo trovato, e una piccola diga fatta d'argilla e di canne, per arginare il fiume dei miei pensieri più belli; pianterò vicino a un mulino fatto solo di vento, dieci filari di alberi in fiore dove finisce l’arcobaleno, e costruirò una casetta per le api da miele. Poi solo starò nella radura a seguire delle api il ronzio per non perdere la strada al ritorno. E avrò come compagno il silenzio, quello che ogni volta mi parla di pace, laggiù in fondo al sentiero più volte percorso e mai vecchio: una pace che scende dal cuore di chi magari non intende ragione per indugiare a pensare che il mondo un poco si deve fermare per riprendere fiato; perché, troppo veloce e convulso è il suo girare. E il sospiro dell’uomo, guardandosi intorno, nel deserto del suo grande egoismo, e nell’amaro dell’odio che lo distingue dagli animali, come una goccia infinita cade nel pozzo della sua pochezza e si disperde nel vento, perché viene da dentro, come coscienza incatenata; e cola dalle sue mani, discende goccia a goccia, discende dai velami del mattino fin dove canta il grillo, là dove volan i passeri e le ghiandaie che fuggono sentendo arrivare una presenza fatta di nero, e di nero dipinta. La mezzanotte laggiù, in quel mondo di sogni perduti è un luccichio di amiche stelle che mi stanno a guardare; incandescenza di raggi che al sole son stati rubati, e poi quella luna che ride, forse… a me così pare! Certo poi non è poca cosa scoprire che con me vuol giocare a chi per primo abbassa gli occhi e si mette a contare, e poi di corsa, dietro a una nube andare a cercare. Notte piena d'ali di allodole e di picchi curiosi, gli occhietti mi fissano e poi indifferenti di nuovo a volare nella brughiera sotto quell’arco che fa da ponte tra il cielo e la capanna di marzapane appena allestita. Mi leverò e andrò, ora, che la notte sta per finire e il giorno come un bimbo sta piangendo perché vuole apparire. Odo persino, davanti ai miei piedi, l'acqua del lago delle speranze, lambire con lievi suoni la sponda del cuore; non c’è nessuno in mezzo alla strada, a quest’ora poca gente vedo in lontananza oltre la barriera del cielo, sui marciapiedi grigi, nelle città fredde e piene di nebbia, e piano chiudo la porta di marzapane sbarrata da un raggio di sole e mi incammino piano, senza far rumore, lungo il sentiero che senza alcun suono mi detterà il cuore.  Giov@nni