Mondo Parallelo

SULLE ALI D'UN PENSIERO


Oggi come ieri, domani come oggi, è sempre uguale il cielo del mattino! Un cielo grigio, un orizzonte eterno, e intanto camminare piano e poi correre, e poi fermarsi e più forte camminare ancora! Muovendosi a tempo, mentre i piedi calpestano il suolo, come una stupida macchina, il cuore; la goffa intelligenza della mente addormentata in un angolino. Ogni movimento sembra lento, nel passar del tempo, come fatica senza senso, onda che gira ignorando il motivo. Voce che incessante, con lo stesso tono, canta una canzone, la stessa di ieri, goccia d'acqua monotona che cade e cade e non cessa. Così vanno scorrendo i giorni gli uni agli altri dietro, oggi come ieri, e tutti loro son compagni dell’oggi. Così ho visitato la mia argilla, ho visitato la mia nascita fino a quando sono tornato piccolo ed impaurito abbastanza, da nascere di nuovo attraverso un velo di polvere inquieto e dorato; mi sembra impossibile sradicarmi dal suolo, spiccare un salto oltre un dosso, ma poi quando guardo l'azzurro orizzonte perdersi lontano, e venirmi incontro con la dorata nebbia, ecco che in atomi lievi mi nascondo in lei, e come lei, sono dissolto ne tremolar delle stelle. Come ardenti pupille di fuoco, nascoste dalla luce del mattino; poi la sera mi aggrappo alla volta del cielo e arrivo a toccarle, dove brillano, per salire poi in un volo, e annegarmi nella loro luce, e con loro, in fiamma acceso, fondermi in un bacio. Nel mare del dubbio poi non è facile cercare di non affogare, e a volte non so ancora in che credo, eppure, queste ansie mi dicono che porto qualcosa di divino qui dentro! Spirito senza nome, indefinibile essenza, io vivo con la vita senza forma dell' idea ancora da nascere; nel fuoco del sole tremo e non mi scaldo, palpito fra le ombre e non le afferro, e nelle caverne scure, dove il sole mai penetra, entro per mescolandomi agli gnomi, e ammiro la loro ricchezza, e i loro tesori e con loro cerco dei secoli le impronte cancellate, tra i resti e le colonne di quegli imperi di cui non resta il nome; poi salgo in cima a quell’ignota scala che il cielo alla terra unisce in un invisibile anello che collega il mondo della forma al mondo dell'idea. Là in quelle lontane terre della fantasia dove non arriva il suono, soltanto il pensiero che libero vaga come il vagar del fumo che esce dai camini sopra i tetti. E sale in forma di spirale per ricadere piano sulle strade e sopra i prati di foglie gialle ricoperti, e poi là, in fondo al viale che conduce al largo ponte sospeso nel respiro del mondo che addormentato resta immobile e velato dalla nebbia del mattino. E mentre aspetto che si svegli mi dondolo tra gli alberi nella dorata rete appesa dagli insetti e saluto la notte che veloce corre sulle ali delle ombre per destare, senza troppo ardire o inciampar nel nero, col suo richiamo lieve, il sole che ancora tarda ad apparire.  Giov@nni