Mondo Parallelo

NELLA CITTA'


Nella città senza addobbi passeggio guardandomi attorno; mi urtano, mi sfiorano mille persone che vanno di fretta, eppure in tanto vagare, c’è ovunque un tenue rumore, ma è forse il suono del silenzio che sembra venirmi vicino per avvolgermi e farmi pensare, seduto sopra un muricciolo a osservare le bancarelle addobbate coi girotondi di babbi natale, le renne che muovon la testa intonando un ritornello. Parlo, saluto, incontro qualcuno, domando, aspetto una risposta poi avanzo fissando il mio sguardo su un trio di musici coi vestiti di pelle e con le loro zampogne dal tipico suono. Intorno un tenue rumore come un bisbiglio, o forse un sussurro, nell’armonia del Natale che avanza. Vedo muoversi labbra, ammiccare di occhi truccati ma di nero cerchiati, rimmel e mascara nascondono le rughe del giorno che muore; in controluce spiccano a ben guardare, ma non importa, sorrido, è tutto normale. Braccia tese in un abbraccio, mani che si stringono, risposte che non sento. Comunque vada la città risponde con il suo brulicare e con il suo vuoto intorno, un vuoto nascosto dentro a tanti esseri che camminano immersi nei loro pensieri. Comunque vada, comunque la veda, la città è vuota. Volano intorno sillabe l’una vicina all’altra a formare parole, ma sono staccate, quasi incomprensibili, per poter urlar: “non è vero!”. Questa città è piena di sogni, di sferragliare di treni e di pianti di bimbi infagottati in grembo a madri dal volto dipinto di nero. Tante sillabe unite insieme a casaccio, senza punteggiatura, come sottratte all’ Ulisse di Joyce. Talvolta solo sussurri, gridate con scienza e autorità, davvero, è vuota questa città! Forse magari non è la mia e mi sono trovato turista per caso in un labirinto di strade, di portici e vie che non hanno nome, uguali a tante altre già viste e percorse. Forse la mia si è persa nel sogno di una notte di stelle, nelle vie di sabbia create dal vento, poi cancellate per farne di nuove, sì, cancellate dal vento. Vie silenziose, e con pioggia che cade a intervalli di tempo, non molta: troppo forte è il sole che, tra la sabbia che copre le strade, dà vita ad invisibili fili d’erba incolore. Nascono ad ogni angolo di luce riflessa, castelli che agli occhi stupefatti crollano d’un tratto. Mi metterò a camminare, come fosse una marcia trionfale, per quelle strade di sabbia, avvolto in un drappo di lana, nella testa un turbante color della notte. Marcerò verso qualche caverna ove sento che nasce una sorgente nascosta, per non dovermi perdere tra la sabbia che brucia sotto i miei piedi, in questa città che scompare e sembra vuota, tra i castelli di sabbia ed il sole che scotta, ed aver poi sete lungo la strada che porta fuori le mura corrose dal tempo; per poi ritornare sulla stessa soglia da dove ero partito, e poi chiuder la porta, chiudere fuori il silenzio fatto di sabbia, e lasciarmi cullare dal mio cuore che batte intonando le note di una canzone ovattata, come un bozzolo avvolto in una tela intessuta d’argento, una canzone nuova, la stessa che prima, lungo la via del ritorno, ho letto nel vento.  Giov@nni