Mondo Parallelo

IL PROFUMO DELLA NAFTALINA


Ridisegnata da due piccoli e assai bizzarri nembi scuri, la luna sembra un cerchio d’argento. Giocano la notte gli angeli a scacciare i fantasmi dai sogni della gente assorbiti dalle stelle tra i labirinti zodiacali. All'indomani, esausti delle scorribande notturne, li posso scorgere appollaiati sui fili tesi del sole con le ali abbassate a vegliare e a scrutarci. Eccomi all’indomani, io, di nuovo. L'anziana signora coi canuti capelli ordinati alla nuca, tenuti insieme a conocchia da un pettinino aspetta, in coda allo sportello postale, col suo cappotto verde bottiglia e il collo di pelliccetta di coniglio spelacchiato. Aspetta, in coda, di riscuotere la pensione col suo cappotto rivoltato come una bottiglia verde messa a scolare. Aspetto anch'io, in coda, la sciarpa avvolta attorno al collo e i capelli con qualche filo bianco qua e là, d'improbabile “giovinezza”, ma non mi lamento, aspetto, in coda allo sportello, di pagare i miei gravami. “Da giovani non si ha mai freddo”, lei dice guardandomi mentre apro la zip del giaccone perché qui dentro si soffoca, e lei sorride, soffiandosi il naso mentre un forte odore dalle sue tasche mi sconfigge le nari. Sento un brivido alla schiena e mi sovviene ancor più forte il pensiero dell'inverno. Riconosco il profumo, lo stesso, ogni anno. Il profumo della naftalina e della canfora che le anziane signore mettono ancora nelle tasche dei cappotti rivoltati color verde bottiglia. Fuori comincia di nuovo a piovere, già le grondaie gocciolano e l’asfalto diventa lucido, e i riflessi di luce dei lampioni sono sfocati e rossastri nello specchio ridisegnato dalla pioggia sul nastro grigio della strada. Poi, sotto il gocciolare del cielo girerò per le strade finché non sarò stanco, saprò di sotto l’ombrello aperto, fissare negli occhi ogni volto che passa e restare lo stesso di prima. E adesso tra mille viuzze mi fermo sul marciapiedi a trovare questo fresco che sale a cercarmi, tra uno spruzzo di gocce sul viso gettate da un soffio di vento; come un nuovo risveglio, uno sbadiglio improvviso che anche al mattino mi sembra più nuovo ogni volta, soltanto, adesso che piove più forte, come un brivido dentro, e un tremore più freddo, è quello che sento. Poi scorgo la luce di un pallido sole al di là del cielo, al di là del mare attraversati dall'infinito pensiero che mi riserva l'interminabile camminare in cieli infiniti o in rive assolate; come un desiderio che si scalda al primo tepore o a un sogno che si spegne in un sospiro nell'accorgermi che è già mattino. Giov@nni