Mondo Parallelo

IL CANCELLO


      Un viale un po’ scuro dai mille aceri secchiporta al cancello nel grande piazzale,è aperto, e la gente si ferma a guardare.A volte, il cancello non s’apre, resta sbarrato,e va e viene la gente per il lungo viale,magari ha paura di disturbaredei passeri il canto, e si fermaper poterlo ascoltare.Alberi secchi dai rami fitti, che a volte i raggi del sole non lascian filtrare.E quando è chiuso si ferma al cancello,che ha cento sbarre di ferro, la gente curiosa.Alla fine del viale, una statua di ferrocol sigillo dorato marchiatonel petto del potente signoredel grande castello che si ergeoltre il nero delle sbarre di ferroin mezzo al piazzale. Nere le mura nella torreche svetta, non odono né vedon la genteche tra i varchi dei ferri si fermacuriosa, a guardare i giardini curatitutt’attorno fioriti, di sempreverdi foglie guarniti.E ogni anno, a quel grande cancellomi accorgo che appare una nuova colonna di ferro, per far posto ad un altroche come me, si fermaa scrutare la gente che passa lungo quel viale; tra le nuvole bianche su in cielo a far da contorno, vedo volarebianchi gabbiani dalle ali spiegateprotese contro i raggi di soleche scaldano i rami freddi di inverno;e mille pensieri su di me sospesitengono acceso un braciere di luciaspettando che piano la gente ritornia sbirciare tra i ferri anneritidi quel cancello di ferro. Nel lungo piazzaledel viale un po’ scuro, macchiato di azzurro,come il riflesso di mille specchidistinto è il sussurro che piano si levadai rami nodosi di mille aceri secchi.                                                             Giov@nni