Mondo Parallelo

UN PENSIERO


Un pensiero può diventare luce quando ti trovi al buio, un pensiero può diventare sollievo quando ti senti stanco, un pensiero può diventare carezza quando non trovi aiuto nella persona che speravi ti amasse. In un pensiero può nascondersi anche Dio che ti vuole offrire la forza per poter vivere, che ti sa infondere coraggio per poter capire. Sta nel mio e nel respiro di tutti, il sogno che attraversa il confine non visto. Passi che ancora non cancellano deserti e qui non lasciano visibili tracce ma che mi fanno espandere memorie di cose dolci e care e mi donano la capacità di percorrere il tempo. Per ogni pensiero nel silenzio rimane nel cuore quell'avvertito soffio che mi prende, mi fa sussultare e mi convince a regalare quel sorriso che mi appartiene, e mi fa spiegare le ali a quel tempo ora fuggito, al presente e al futuro non conosciuto. In volo, tra tanti percorsi tracciati, o di notte, ho visto la solitudine. L'ho vista sulle colline scavate dalla pioggia e precipitate rumorose a valle con il fango che si mischiava al fango. L'ho vista nelle acque grigie e opache dell'oceano agitato. L'ho vista nelle file di macchine lussuose sfreccianti nella notte sui viali che costeggiano il parco della città. L'ho vista negli occhi di una donna che piangeva dentro perché era senza amore, l'ho vista nei miei occhi intenti ad osservare, nei bambini abbandonati, con la mano tesa a rubare per le strade un po’ di sole; l’ho vista nei clochards di Parigi seduti lungo i marciapiedi rialzati con l’acqua che scorre a lavare le strade, l’ho sentita forte nella fame in oriente e in occidente. Nella schiena spezzata dei profughi dalla pelle scura, nelle facce di luna delle genti di Singapore, nei cortili terrosi alla periferia di Chicago, quando cercavo di capire parole strane senza valore, sulle scale di un monumento in bronzo di un uomo a cavallo; sì era viva anche negli esuli iracheni ai semafori del Corso. Ma adesso è qui, di fianco a me che guida la mia mano e che ride di me e del mondo che governa in silenzio, senza dar spiegazioni, senza farsi annunciare, senza quel passerotto affamato che pungeva col becco il palmo della mia mano in cerca delle ultime briciole di pane, e non aveva paura, ma fame, e, non volava perché ancora le ali erano piccine per andare lontano; e pur senza quel cagnolino bianco, dall’umido tartufo vibrante che mi correva accanto, impaziente e luccicante negli occhi, e mi guardava chiedendo senza troppo aspettare, senza alcun verso, nel suo scodinzolare, ricordo… Sì, ricordo, non se ne voleva andare e rimaneva lì davanti a me, correndomi intorno impazzito, soltanto… per farsi accarezzare. Giov@nni