Mondo Parallelo

LA DONNA DEL MARE


La donna del mare offrì il suo corpo al mattino pieno di passione per il vento. Bagnò le esili caviglie, arse di salsedine, tra sospiri di anemoni e perle di conchiglie. S'immerse totalmente nelle acque cristalline che rilucevano d'azzurro tra i residui raggi del sole nascente. Socchiuse gli occhi e vide il mondo come nei desideri. Nuotò senza meta solo ascoltando i palpiti del suo cuore, incontenibili, impetuose onde. Sprofondò dolcemente ciascun anelito di vita negli abissi della sua anima sconfinata. Ed io con lei ripetevo chiare martellanti nella mente le sue parole; le sentivo nitidamente come un dolce richiamo, che saliva dal cuore: “Parlami mare. Raccontami le tue infinite storie. Fammi partecipe del tuo mondo. Ammiro la tua bellezza, mi spaventa la tua potenza. Le tue parole arrivano con le onde e di colpo s'infrangono nel mio petto e come un organo lo fanno vibrare!”. Poi più nulla, la voce taceva e il mio cuore un attimo pure era sospeso nel vuoto. Mare d’inverno, mi fermo sulla spiaggia, e ascolto la sua melodia. Racchiuse sul fondo ci sono le canzoni più belle. Canzoni antiche di vecchi pirati, che parlano di donne e di battaglie. Canzoni un po’ stonate, piene di speranze, di pescatori con le mani seccate dal sale. Canzoni romantiche d'innamorati allacciati a guardare il tramonto morire mentre nel cuore nasce la dolcezza di un attimo: canzoni che le onde spumeggianti trasportano lontano, oltre il sole e che i gabbiani scuotendo le ali disperdono nell'aria. In questa notte d'Inverno una canzone in più ci sarà senz’altro sul fondo, la mia voce arriverà dolcemente alle nuvole da questo manto fatto di acqua e di sale; la terra sarà gelosa per quanto l’onda tiene racchiuso in quello scrigno segreto soltanto per me. Apro la finestra dell’animo, entra un sospiro di sale con il suo fiato pungente. Mi assale il rumore della risacca e tra le mani un murice appare, mi accorgo che di nuovo il cielo assume il colore del mare. Azzurro verde diluito nell'oro del sole che affaccia nell’immenso contorno arancione. Una voce al pari di un'eco grida il mio nome. Come d'incanto l’orizzonte finisce. Il mare accanto al mio viso rimane col suo sorriso variegato di alghe, come un soffice letto che mi culla, finché lontano ne sento il richiamo, son come un nido di pesci che guizzano, i miei pensieri più belli. E' profondo, più limpido adesso,  perché si è scosso dal freddo, riscaldato da un raggio di sole. Gioia e sicurezza cavalcano sulle scie di onde ora stanche, e quando ci penso, con le tue acque azzurrine bianche di schiuma adesso vicine, mi sa che quello che volevo dirti di più bello non te l’ho ancora detto, e, sì, lo so che anche il più bello dei tuoi tramonti non l’ho ancora visto! Ma tu aspetta che presto troverò giusto il momento. La donna del mare come sirena riemerse e mi vide, piano la mano lontano mi tese in un saluto di sale per poi veloce tra le onde di nuovo sparire. Silenzio intorno, pesante e immobile il vento, come da dietro un vetro fatto di cielo, come i miei occhi fissi a guardare se di nuovo tra i cerchi dell’onde, lenti, infiniti, qualcosa di nuovo vedevo apparire. Poi ancora il fruscio e lo schiaffo dell’onde sulle rocce vicine, di nuovo tutto ritorna com’era, negli occhi rimane come statua di sale un volto di donna, la donna del mare, che dolce sorride per poi scompare al primo raggio di un astro di fuoco che piano sale nel cielo. Un guizzo d’argento, come un grido lontano. Ed è bello sentirne il rumore, tra l’onde con lo sguardo cercare e ancora cercare, aspettare, tornare a sognare di veder ancora la donna del mare tra i flutti affiorare!  Giov@nni