Mondo Parallelo

LA FATA E LA ROSA


Allora la vecchia mi disse: “Guarda questa rosa, adesso si è seccata, nelle mie mani posata, riversa come banale cosa senza valore, inanimata, senza vita nello stelo ormai scuro, ma ancora i petali sembrano vibrare ed emanare profumo. Un giorno fu incantata dallo sfarzo della sua stagione: il nascere di fiori e di viole attorno le facevan come un inchino, a lei che dei fiori è regina. E nell’attimo d’un batter di ciglia, si leva un effluvio che ti penetra dentro e ti raggiunge il cuore, come volesse per forza scatenare un desiderio d’amore, laddove sembra ormai spento, lontano; e vuota è la mano che si tende al cielo per abbracciarlo nel sentimento che avanza. Lo senti?, mi chiede. “E il tempo, che sbriciola anche altissime mura, i colossi delle civiltà più antiche, lui, che corrode le pietre con le sue stille lente ma di secoli intrise, non priverà questo libro della saggezza, quello racchiuso in ogni petalo di questo fiore avvizzito. In queste corolle ormai secche, c’è più filosofia e storia di vita, di quella che può darti la più fornita biblioteca, e una ricerca che non avrebbe mai fine; e sulle mie labbra il destino pone la magica armonia con cui sulla punta del cuore incarno i sogni della mia vita.” Io tacevo e rimanevo immobile ad ascoltare, non sapendo se stavo sognando o ero sveglio. E pensavo, e mi guardavo attorno per veder se in mezzo alla nebbia del mattino ci fosse qualcuno. Ero solo. Ma che parole strane mi ripetevo, per un’anziana signora, con le mani rugose e un sorriso, che, a ben guardarlo, mi colorava gli occhi di azzurro. Poi un pensiero un po’ assurdo si tramutò in parole che per quanto mi sforzassi, non riuscivo a trattenere: “Sei una fata?”, le chiesi. “Sono una fata”, rispose e “celebro l’esultanza del nascere del sentimento più bello, anche quando a far da suggello all’amore è un fiore, che, come questo, non ha valore; se però lo guardi nella sua appassita bellezza, di colpo ti accorgi che nulla è sprecato di quello che senti in ogni giorno vissuto per chi ti dona un sorriso e una carezza”, soggiunse; “è difficile coglier quello sguardo di supplica, le mani protese a chiedere ciò che nessuno può dare; nessuno, tranne un cuore che nel mezzo del petto, può batter più forte solo guardando un tramonto od un’alba che annuncia il mattino, donando vita e volo a queste foglie di rosa”. Poi, all’improvviso, la vecchia scomparve, la rosa l’aveva come assorbita e di fronte come un vapore e un profumo da farmi girare la testa. E appare e scompare una donna ridente di bianche vesti ondulate, di piedi nudi fermi e veloci; avanza danzando tra le case addormentate bianche di luce, azzurre del colore del mare e sorride, col viso di sole, poi, quando riprendo coraggio, lei vela gli occhi tra le ciglia. Allunga le ombre sulle guance quando è compresa in se stessa profonda, misteriosa, si svela in tutto il suo io quando lascia rivelarsi la luce emanata dal profondo raggio dell' occhio, del cuore, dell'anima tutta. Si trasformò in una bellissima fata davvero, profumata come mai avevo inteso, un profumo di rose ma lieve, e nella sua mano aperta, sul palmo dipinto un fiore scarlatto, e poi, nell’aria sottile, dalle sue dita di fata, volò una farfalla. Le ali avevan la forma d’una rosa più rossa che mai, e, sulle stesse, disegnati, tanti piccoli segni, come petali ad uno ad uno pulsanti liberi in volo nelle ali spiegate a formarne uno solo.  Giov@nni